Cesena, la guerra taglia ulteriormente la manodopera nei campi

Gli ultimi due anni con la pandemia, le restrizioni, i costi in crescita e poi la guerra hanno peggiorato la situazione, ma quello del lavoro in agricoltura non è un problema nuovo. È un problema, lo dice chiaramente Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna, di regole che andrebbero ripensate.

«In agricoltura il lavoro stagionale è un problema da sempre, c’è in generale la difficoltà di reperire manodopera, ed in particolare quella specializzata», riferisce Misirocchi. «Gran parte della manodopera agricola sono persone straniere, al tema generale delle competenze si aggiunge quello della barriera linguistica». Per le aziende, a maggior ragione per quelle più piccole, «investire nella formazione è una fatica enorme. A questo si aggiunge il fatto che sui lavoratori formati poi a volte si innesca una sorta di “sciacallaggio” tra aziende che rendono ancora più difficili quegli investimenti». La risposta secondo Misirocchi non può ovviamente essere non formare i lavoratori, ma costruire un’offerta formativa pubblica, in cui rientrino gli aggiornamenti sulla sicurezza, sulle norme, ma anche formazioni specifiche.

Sul lavoro stagionale pesa anche l’inefficacia del meccanismo dei flussi previsti dall’attuale normativa: «I flussi sono spesso in ritardo rispetto ai tempi delle raccolte e il risultato è che questa manca quando servirebbe».

A peggiorare il tutto i ritardi nel riconoscimento dei permessi alle persone richiedenti protezione che sarebbero intenzionati a lavorare, fenomeno peggiorato nell’ultimo periodo: «La guerra e l’arrivo dei profughi ucraini ha ingolfato ulteriormente le Prefetture e il risultato è che al problema della mancanza di tempestività dei decreti flussi (che sono quelli che consentono di entrare nel paese per lavorare legalmente, ndr), si somma il fatto che chi è già nel Paese è comunque impossibilitato a lavorare».

Il paradosso del lavoro stagionale, fa notare Misirocchi, «È che in realtà ogni stagione ha il suo lavoro stagionale: è un problema con cui l’agricoltura si misura costantemente e che comincia in primavera con la raccolta delle fragole e prosegue fino alla raccolta delle mele in inverno. Ed è diventato di proporzioni tali nell’ultimo periodo che ci sono aziende che di fronte alla difficoltà di reperire manodopera arrivano persino a rinunciare a fare investimenti». Andrebbe rivisto l’intero sistema, secondo il presidente di Cia Romagna, «Ma diciamoci la verità: gli stagionali sono per lo più persone extracomunitarie, e da ogni parte il tema è sempre stato affrontato in maniera strumentale. Serve invece creare le condizioni perché queste persone possano essere formate, servono norme giuste per regolarizzarli e, aggiungo, per facilitare i ricongiungimenti familiari, perché molti di loro quando si sono stabilizzati finiscono con il trasferirsi in Paesi dove è più facile portare la propria famiglia, acquistare una casa. Così quel reddito che prima spedivano all’estero per sostenere le loro famiglie, in Italia non rimane nemmeno dopo. Insomma serve un ripensamento delle regole, più pragmatico e serio».

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