Cesena, l'endometriosi a scuola con un progetto nazionale

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“Un’endometriosi per amica, impariamo ad ascoltarla”. È il titolo scelto da oltre 8mila studenti protagonisti di un evento dedicato alla corretta informazione sull’endometriosi, grazie a un progetto finanziato dal Ministero della Salute e ideato da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), in collaborazione e con il supporto di Ape (Associazione Progetto Endometriosi).

Ieri mattina a Cesena gli studenti delle classi terza, quarta e quinta di 6 scuole superiori, oltre agli alunni di 72 istituti scolastici collegati tramite il web, hanno partecipato ad un evento interattivo, di portata nazionale, dedicato alla conoscenza della malattia cronica che colpisce circa 3 milioni di donne in Italia e tra il 5% e il 10% della popolazione femminile in età fertile.

In “cattedra”, c’erano il cesenate Marcello Ceccaroni, direttore di Ginecologia e Ostetricia dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, uno dei maggiori esperti internazionali nel trattamento chirurgico dell’endometriosi severa, Annalisa Frassineti, presidente dell’Ape e moderatrice dell’evento, Lorena Martini, dirigente di Agenas, Marta Giuliani, psicologa e psico-sessuologa specializzata in endometriosi, e Chiara Catalano, volontaria dell’Ape che ha portato la sua testimonianza.

Tra i principali problemi legati all’endometriosi e dunque alle difficoltà nel procedere con le giuste terapie, c’è il ritardo diagnostico, che varia dai 5 agli 8 anni. «Una delle principali cause di questo ritardo diagnostico è la mancanza di informazione - ha spiegato Ceccaroni -. Le scuole sono spesso il primo crocevia di situazioni, sintomi, stati emotivi che anticipano di poco tempo o molto tempo la diagnosi di endometriosi. Gli insegnanti e gli studenti (siano essi maschi o femmine) devono essere in grado di cogliere, per avere la percezione di un potenziale problema e quindi chiedere aiuto nel modo corretto. Una migliore conoscenza dell'endometriosi può portare a una diagnosi precoce e a una “vittoria” su questa malattia, che, presa in tempo, potrà essere “domata” con trattamenti medici».

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