Cesena, integrazione dei profughi: i posti salgono da 23 a 60

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Progetto di secondo livello, di più ampio respiro, per agevolare l’inserimento socio-lavorativo dei titolari di protezione internazionale, vera sfida per andare oltre la semplice prima accoglienza dei migranti richiedenti asilo: Cesena risponde presente, aumentando il numero di posti messi a disposizione. Passano dai 23 degli ex Sprar ai 60 del nuovo sistema, denominato Sai. Un accordo in tal senso è stato raggiunto con l’Unione dei Comuni Valle Savio, aderendo all’invito del Ministero dell’Interno, attraverso una convenzione appena concordata con Asp. Riguarda anche i minori stranieri non accompagnati e l’aumento dei posti è stato specificamente motivato come risposta all’emergenza in Afghanistan. Quindi la maggior parte degli ospiti arriverà da quel martoriato Paese, finito di nuovo tra le grinfie dei talebani.

Un salto di qualità atteso

Si parlava da anni di una svolta del genere, che a Cesena era caldeggiata con forza dall’ex assessora ai Servizi sociali Simona Benedetti, ma questa linea è stata confermata anche da Carmelina Labruzzo, attuale titolare di quella delega. D’altronde, su questo tema pare esserci una continuità di vedute tra la giunta Lucchi e quella guidata da Lattuca. Le persone inserite nel nuovo programma messo a punto, che per ora ha validità fino alla fine di quest’anno, troveranno posto in 12 appartamenti e in una piccola struttura. Già il tipo di sistemazione abitativa diffusa, senza evitando di concentrare troppe persone in un unico spazio, fa capire come la strategia sia diversa rispetto alla semplice risposta d’emergenza. L’obiettivo perseguito è un’integrazione più piena e un inserimento più stabile. Un ponte per passare dalla fase dell’assistenza a quella dell’autonomia, magari con la prospettiva di mettere radici in città e contribuire al benessere della comunità.

Gli alloggi: quanti e dove?

La maggior parte dei 60 alloggi individuati con la nuova convenzione si trova in centro: in via Martiri della Libertà (16 posti in tre unità abitative), in via Milani (9 posti in quattro appartamenti) e in via Aldini (6 posti in un’unica casa). Non sono comunque lontani dal cuore della città neppure i due alloggi individuati in viale Bovio (per 8 posti totali) e la struttura da 12 posti in via Ancona. Un po’ più periferiche le abitazioni messe a disposizione in via Sbarretti, nella zona di Pievesestina (4 posti), e in via Emilia Ponente, dalle parti di Diegaro (5 posti).

I costi e i servizi

Per i 37 posti aggiuntivi si spenderanno 519.154 euro all’anno, che andranno ad aggiungersi ai 320.825 euro impegnati per i 23 posti già attivi in precedenza. Il costo è coperto dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, che dispone di quasi 35 milioni di euro per il triennio 2021-2023. Il servizio d’alloggio non è l’unico fornito. Sono previsti anche il vitto, la fornitura di vestiario e biancheria e un pocket money mensile. Ma l’aspetto più interessante è l’organizzazione di varie attività mirate all’inclusione sociale e alla conquista dell’autonomia, anche lavorativa dei beneficiari: l’accompagnamento sociale, finalizzato alla conoscenza del territorio e all’effettivo accesso ai servizi, fra i quali l’assistenza socio-sanitaria; la frequentazione di corsi di formazione ed esperienze di inserimento lavorativo; l’iscrizione a corsi di educazione per gli adulti; l’aiuto nella ricerca di soluzioni abitative autonome; iniziative d’animazione socio-culturale per abbattere pregiudizi e barriere; la tutela legale, dalle informazioni sulle norme in materia d’asilo a quelle sui ricongiungimenti familiari; un supporto sanitario specialistico e, se necessario, di un sostegno psico-sociale; la mediazione linguistica-culturale. Per tradurre un realtà tutti questi propositi, si punterò anche sul consolidato rapporto con il terzo settore e col mondo del volontariato.

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