Cesena, insufficiente sostentamento alla famiglia: condannato

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Si è conclusa con una condanna in primo grado a 3 mesi e 1.000 euro di multa la battaglia legale in cui Franco Botta, direttore di Radio Centrale, è stato trascinato a seguito di una denuncia della sua ex consorte che lo aveva accusato di avere fatto mancare i mezzi di sostentamento a lei e ai loro due figli. La battaglia giudiziaria non è terminata, perché lui annuncia fin d’ora che proporrà appello. La contestazione era scattata al termine di una rottura conflittuale del rapporto coniugale. Tra le ipotesi di reato vagliate dagli inquirenti ce n’erano anche tre ancora più gravi: maltrattamenti, violenza privata e minacce. Quelle accuse sono state archiviate, ma era rimasta in piedi quella di non avere versato il denaro necessario per assicurare ai suoi cari un tenore di vita adeguato. Questa mancanza, punita dall’articolo 570 del Codice penale, si sarebbe verificata nel periodo tra agosto 2017 a giugno 2019, momento dal quale Botta si era trasferì poi dalla propria casa in un’altra, dopo che il suo matrimonio era andato del tutto a rotoli.

Rispettose dei giudici ma molto amare le parole del condannato, difeso dall’avvocato Gianni Scenna, mentre la ex moglie si era costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Alessandro Sintucci: «Le sentenze non si discutono ma si rispettano. Questa la verità processuale, evidentemente non sono riuscito a dimostrare la mia verità, contro le accuse mosse dalla moglie e dai figli La giustizia dopo 5 anni ha restituito un padre delinquente ai figli. Me ne assumo ogni responsabilità. I documenti da me prodotti, le spese fatte e sostenute non sono servite, contro la testimonianza della moglie e dei figli, che hanno dichiarato che non provvedevo ai loro bisogni. Ho già deciso che proporrà appello. Ma nessuno potrà più ridare un padre ai figli dopo tali fatti e condanna infamante, che rispetto. Questo è ciò che hanno ottenuto, oltre alla mia casa, dove sono nato, che in fase di separazione ho donato ai figli». Dopo avere sottolineato che «purtroppo questa sentenza è una sconfitta per tutti, perché è il colpo di grazia a ogni possibile recupero di rapporti familiari più sereni», Botta annuncia infine un gesto eclatante che intende fare nel caso in cui la condanna fosse confermata in via definitiva nei successivi gradi di giudizio. «A quel punto - fa sapere - di fronte a una cosa così infamante, chiederò di restituire il mio titolo di cavaliere». Un’onorificenza che gli era stata conferita il 3 novembre 2012 a Forlì.

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