Cesena, incontro tra Comune e Soprintendenza per i dehors: pressing delle categorie

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Domani, lunedì 15 novembre, il Comune di Cesena attraverso il suo assessore allo sviluppo economico avrà un contro con la Soprintendenza sul nuovo abaco dei dehors dei pubblici esercizi che dovrebbe entrare in vigore da gennaio. Si tratterebbe di uno degli ultimi incontri in vista della ormai prossima definizione dello strumento. “Chiediamo uno sforzo all’amministrazione comunale - affermano i presidenti di Fipe Confcommercio baristi Vincenzo Lucchi e ristoratori Angelo Malossi -  un’opera mediatrice ancora iù tenace nei confronti della Soprintendenza per rendere le norme che verranno previste nell’abaco sostenibili dai pubblici esercizi in una rinnovata fase di emergenza economica dopo quella della pandemia, determinata da un aggravio complesso dei costi energetici, delle materie prime e i n generale di gestione d’imprese. Non vanno pretesi dalle imprese interventi di sostituzione o di adeguamento troppo onerosi e inoltre ci permettiamo di dissentire rispetto al criterio che pare essere dominante nel nuovo abaco della omologazione imperante, secondo la quale si rinviene in un modello rigidamente uniforme questo esteticamente migliore e che salvaguarda il decoro del centro. La pluralità delle scelte progettuali nei dehors a parere della Fipe è invece un valore anche estetico importante e che non va sottomesso a una rigida uniformazione che rischia l’integralismo. Il dehors unico e omologato rischia di essere il prodotto non attrattivo ma solo ripetitivo di un dirigismo esagerato”.  

“Secondo Fipe - proseguono i presidenti Angelo Malossi e Vincenzo Lucchi - non può essere inoltre sostenibile un abaco che vieta il mantenimento di pedane in essere per gli esercizi del centro storico senza consentire che vengano sostituite e quindi togliendo di fatto una parte del lavoro ai pubblici esercizi, costringendoli a licenziare personale, limitare fatturato e attività e addirittura a mettere a repentaglio la sopravvivenza della propria attività. Il lavoro viene prima di tutto, specie se si tiene conto che le attuali pedane dehors del centro storico sono state il frutto di investimenti orientati a scelte di qualità. Le imprese sono pronte ad uniformarsi a regole dell’abaco che siano equilibrate e di buon senso  per aumentare il decoro, ma farebbero fatica ad accogliere diktat omologanti”. 

“Va anche rimarcato - aggiunge il presidente di Confcommercio cesenate Augusto Patrignani ampliando la disamina - che i dehors sono una parte del problema generale che riguarda il decoro urbano del centro storico dove, è stato fatto notare, sono state anche impiantate delle trappole per ratti in prossimità di alcuni cestini dei rifiuti, dove la pulizia non è sempre irreprensibile e dove il maggior decoro di porticati e gallerie potrebbe essere favorito se l’amministrazione si coinvolgesse sostenendo i privati nell’opera di riqualificazione. Ed anche in tema di arredo urbano gli interventi sin qui condotti non sono sempre stati collegati da un filo logico unitario. Non è coerente dunque chiedere interventi ai limiti della sostenibilità ai pubblici esercizi senza un piano integrato di lotta al degrado del centro. La nostra fiducia sulla partita dell’abaco è che le ragioni del lavoro e delle attività dei pubblici esercizi, naturalmente contemperate al decoro e non in contrasto con esso, prevalgano su quelle del mantra del decoro assolutizzato a unico criterio di riferimento ma senza tenere conto delle esigenze dei pubblici esercizi. I quali, è bene ricordarlo, che danno molto alla città. Aumentano la sua attrattività e la sua reputazione e costituiscono il polo attratto verso l’esterno. Fungono da biglietti da visita. Ne tenga conto l’amministrazione  comunale alla quale spetta la scelta politica e, in ultima istanza, la paternità dell’abaco che deve essere "per" la città e i pubblici esercizi non "contro" la città, contro i clienti che dei dehors beneficiano e contro  i  bar e ristoranti”.

"Siamo certi - concludono i presidenti Patrignani, Malossi e Lucchi - che il Comune di Cesena farà valere queste ragioni di buon senso, e non di parte, nel suo confronto ormai alle battute finali con la Soprintendenza".

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