«Se venite qui non potete andarvene a cuor leggero, dovete andarvene con uno zaino più pesante, come quello di Don Diana», questo monito di Gabriella del Comitato don Peppe Diana rivolto ai “campisti” di Libera è l’impegno che hanno fatto loro Eraldo Neri, Verdiana Gobbi, Marta Nisi e Vincenzo Morrone che con Spi Cgil Cesena hanno partecipato al campo di Libera a Casal di Principe.
Un appuntamento fisso
La partecipazione dello Spi cesenate, il sindacato dei pensionati della Cgil, ai campi di Libera è un appuntamento ormai consolidato che dal 2011 hanno saltato solo nei due anni in cui erano stati sospesi per via del Covid. «Quest’anno – racconta Eraldo Neri di Spi Cgil – non siamo andati in un’azienda agricola, come le volte precedenti, ma abbiamo conosciuto realtà diverse coordinate dal Comitato Don Peppe Diana, attive per lo più nel terzo settore». L’attività delle associazioni e cooperative che hanno incontrato «spazia dall’assistenza per le persone con disabilità psichica ai percorsi di recupero delle persone dismesse da strutture psichiatriche, lavorano sull’aggregazione giovanile, ma fanno parte della rete anche il comitato nato per difendere le bufale del territorio».
La Terra dei Fuochi
Il territorio che hanno esplorato è quello della Terra dei Fuochi, e il luogo in cui facevano base era a Casal di Principe nel complesso intitolato a Don Milani e sede della Nco, sigla che hanno strappato alla Nuova Camorra Organizzata, per riappropriarsene e trasformarla in Nuova Cucina Organizzata. «Abbiamo incontrato tante persone e realtà diverse – racconta Vincenzo Morrone che ha anche raccolto le esperienze di quei giorni in un diario – che fanno attività in un territorio che sono decenni che subisce. Un primo punto di svolta, ci hanno raccontato, è stato il terremoto del 1980, poi c’è l’emergenza rifiuti, poi quella della brucellosi delle bufale, in una logica dell’emergenza che nasconde sempre interessi. L’uccisione di Don Peppe Diana è stata un grande spinta al riscatto, a reagire».
Fare rete
«“Fare rete” è il concetto che abbiamo sentito ripetere più spesso – continua Morrone -, le diverse associazioni che abbiamo incontrato ci hanno raccontato quanto sia stato importante per loro unirsi, fare rete tra diverse realtà del territorio. Per la gran parte di loro è stato un punto di svolta, ciò che rende possibile fare quello che fanno, in un contesto dove hanno imparato ad agire dal basso anche perché le relazioni con le istituzioni sono spesso complicate, a volte conflittuali». Di questa rete hanno incontrato anche Spi Cgil e Anpi di Caserta con cui il 25 luglio hanno anche condivido la Pastasciutta antifascista che loro organizzavano per la prima volta.
Rigenerazione
“Rigenerazione” è un’altra delle parole che ricorrono nel racconto di quello che hanno visto e vissuto: «Una rigenerazione dei luoghi, come quella del Rione Sanità a Napoli oggi tornata ad essere una meta turistica e dove abbiamo conosciuto la cooperativa La Paranza. Ma anche delle relazioni: ci hanno raccontato come dalla diffidenza iniziale siano riusciti a guadagnarsi la fiducia delle persone del posto. Un ruolo fondamentale lo hanno avuto le donne. Tra loro c’è chi continua a gestire gli affari della camorra mentre i mariti sono in carcere, ma anche chi in cerca di un futuro diverso e migliore per i propri figli ha trovato in queste realtà una risposta. Abbiamo ascoltato la testimonianza diretta di persone la cui vita è cambiata grazie all’incontro con queste associazioni. Ma il lavoro da fare è ancora tanto e per farcelo capire hanno citato due numeri per la sola Casal di Principe: 1400 persone in carcere per associazione di tipo mafioso che a fine pena torneranno nel territorio e 1400 abitazioni abusive sul territorio, dove mancano i piani regolatori».
Lo zaino pesante
Delle cose che li hanno colpiti raccontano dei tantissimi giovani nel centro di Aversa, ma anche della bellezza, o meglio della sua assenza in diversi dei luoghi che hanno visitato e del lavoro straordinario e tenace per riconquistarla che stanno facendo le associazioni attive in quei luoghi. Sono tornati a casa tutti con “lo zaino più pesante” pronti a condividere quanto hanno visto e vissuto e tra gli impegni che si sono presi c’è anche quello di organizzare a Cesena una rimpatriata con gli altri “campisti” che hanno condiviso con loro l’esperienza.