Cesena, il ricordo al Campus dei 12 professori che non si piegarono al fascismo

Cesena

All’inizio dell’Anno Accademico 1931-32, quando 1.225 professori universitari furono invitati a firmare un modulo con il quale avrebbero giurato fedeltà al regime fascista, 12 di questi non si piegarono all’imposizione  perdendo in questo modo la cattedra e il diritto alla liquidazione e alla pensione. Ecco i nomi (sui quali tutti gli storici concordano):

  • Ernesto Buonaiuti (1881-1946), Storia del cristianesimo, Università di Roma
  • Mario Carrara (1866-1937), Antropologia criminale e Medicina legale, Università di Torino
  • Gaetano De Sanctis (1870-1957), Storia antica, Università di Roma - Giorgio Errera (1860-1933), Chimica, Università di Pavia
  • Giorgio Levi Della Vida (1886-1967), Lingue semitiche, Università di Roma
  • Fabio Luzzatto (1870-1954), Diritto civile, Università di Macerata
  • Piero Martinetti (1872-1943), Filosofia, Università di Milano
  • Bartolo Nigrisoli (1858-1948), Chirurgia, Università di Bologna
  • Francesco Ruffini (1863-1934), Diritto ecclesiastico, Università di Torino
  • Edoardo Ruffini Avondo (1901-1983), Storia del diritto, Università di Perugia
  • Lionello Venturi (1885-1961), Storia dell'arte, Università di Torino
  • Vito Volterra (1860-1940), Fisica matematica, Università di Roma
Nel 90esimo anniversario dell’obbligo per i docenti universitari di giuramento di fedeltà al fascismo e nell’ambito delle iniziative intitolate “Ci fu chi disse no” e organizzate da ANPI per ricordare questo coraggioso atto di resistenza, l’Amministrazione comunale, insieme al Campus di Cesena, questa mattina hanno ricordato i 12 docenti espulsi a seguito del loro rifiuto. La cerimonia si è svolta, alla presenza di studenti e professori, presso il Polo universitario cittadino e nello specifico all’interno della Corte che nel 2018 è stata intitolata dal Comune proprio ai  Docenti Universitari  che non si piegarono al fascismo e che tutt’oggi rappresentano, con la loro scelta, i saldi principi democratici e antifascisti anche alla base della lotta di Resistenza.

Alla celebrazione, impreziosita dalle letture di alcuni scritti dei 12 docenti a cura di WeReading, hanno preso parte il Sindaco Enzo Lattuca, il Presidente di Campus Massimo Cicognani, l’Assessora regionale all’Università Paola Salomoni e Miro Gori di Anpi Forlì-Cesena. Nello specifico, l’attore Giacomo Garaffoni ha letto la lettera che i docenti Mario Carrara e Bartolo Nigrisoli indirizzarono rispettivamente ai Rettori dell’Università di Torino e di Bologna per motivare il loro fermo rifiuto a prestare giuramento.

“Con questa celebrazione – ha commentato il sindaco Lattuca – vogliamo ricordare la rettitudine e  la forza di non piegarsi al regime fascista da parte di 12 valorosi docenti di diverse Università italiane. Possono sembrare pochi, ma non lo sono. Non tutti trovarono la forza di resistere e di non adattarsi anche per non incorrere in quella extrema ratio prevista: l’espulsione dall’ambito accademico. Sempre attuale resta la riflessione della libertà di espressione, di pensiero e di insegnamento per i docenti che svolgono la propria attività didattica. Questi fatti risalgono a 90 anni fa e sono certo che non torneranno anche grazie ai principi su cui si fonda la nostra Repubblica italiana. Tuttavia un po’ di preoccupazione c’è rispetto ad alcuni comportamenti violenti a cui stiamo assistendo, penso ai fatti che si sono verificati a Roma la settimana scorsa e che non ci lasciano insensibili. La guardia rispetto a un ritorno della violenza deve rimanere sempre alta anche nelle Università, che sono i presidi della libertà di pensiero di una comunità”.

Tra i 12 docenti che si opposero al giuramento di fedeltà al fascismo c’era anche il chirurgo romagnolo Bartolo Nigrisoli, che divenne per il fascismo un avversario oltre che scomodo anche intoccabile, perché gli infiniti atti di generosità verso i bisognosi del suo aiuto e gli ammalati poveri gli avevano creato una larga base popolare a lui favorevole per stima e per riconoscenza. Inoltre godeva anche della massima considerazione in campo medico e scientifico. Nel dicembre del 1931, quando Mussolini pretese il giuramento di fedeltà al fascismo da parte dei docenti universitari, alcuni amici gli consigliarono di chiedere immediatamente il collocamento a riposo, ma rifiutò ribadendo che non avrebbe giurato e non si sarebbe allontanato spontaneamente, proprio per lasciare al fascismo la responsabilità di ogni decisione al  riguardo. Nigrisoli continuò dunque ad esercitare la chirurgia nella sua Casa di Cura, operando fino ai primi del 1941, mentre proseguì le sole visite  ambulatoriali fino all’età di 85 anni, quando cessò completamente l’esercizio professionale. Dopo la Liberazione gli fu proposta la  riassunzione in ruolo all’Università, che rifiutò.

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