Cesena, il diario di un diciottenne fa rivivere 36 giorni di guerra

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A 77 anni dalla Liberazione di Cesena, riaffiora dal passato lo sguardo di un diciottenne di allora, che annotò su un diario fatti e pensieri che si susseguirono nei 30 giorni che la precedettero e nei 6 che la seguirono. Si chiamava Massimo Severi. Lo scorso 7 dicembre, si è spento poco prima di compiere 95 anni e sua moglie Ines e i figli Vittorio, Stefano e Rita hanno deciso di rendere pubblico quel manoscritto, affidandolo all’Istituto storico della Resistenza di Forlì-Cesena. Da questo generoso gesto di condivisione ha preso forma un progetto di grande valore per l’intera comunità, che dal 20 settembre al 26 ottobre prossimo culminerà nella pubblicazione, giorno per giorno, di quelle pagine inedite. Tutte le persone interessate potranno leggerle sui vari canali online dell’Istituto, che non si è limitato a curarne la divulgazione ma le ha arricchite con note di lettura. Un lavoro prezioso, a cura di Alberto Gagliardo, a cui seguiranno approfondimenti nelle scuole. Inoltre, le parole vergate da quel ragazzo, che riportano nel vivo del passaggio del fronte, potranno essere ascoltate in una serie di podcast.

Finora, per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena, erano a disposizione quattro diari: quelli di Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese e Placido Romano Zucal. Poi ci sono le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo “Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni”, pubblicato nel 2005. Adesso il racconto di Massimo Severi arricchisce questo patrimonio di conoscenze, e anche di emozioni di chi visse direttamente le angosce e le speranze di quelle intense settimane del ’44. In attesa di scoprire cosa scrisse sul suo diario, si può anticipare che l’autore era nato il 21 dicembre 1925 a San Mauro in Valle e poi la sua famiglia si era trasferita subito in via Mura Eugenio Valzania, a Porta Santi. Conseguita la licenza elementare alla scuola Carducci, Massimo Severi aveva poi fatto vari lavori e si era impegnato nelle file dell’Azione Cattolica e in parrocchia. Quando scrisse il diario, viveva in piazza Isei. Dopo la guerra, riprese gli studi, diplomandosi come analista chimico e lavorò fino al pensionamento nella Farmacia dell’Ospedale.

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