Cesena: due piste per l'omicidio del 39enne a Medellin

Cesena

Un uomo morto per un unico colpo sparato a bruciapelo alla nuca. Sua moglie ferita. È la estrema ed atroce sintesi della tragica fine di un cesenate di 39 anni: Luca Andreoli. Una persona che dopo aver studiato in Australia aveva trovato amore e lavoro a Medellin, in Colombia. Città dove si era sposato e dove aveva visto nascere e crescere una raffineria di oro (a direzione belga e proprietà statunitense). Raffineria della quale era uno dei principali referenti in zona.

La vita di Luca Andreoli è stata spezzata all’alba di venerdì scorso, quando in Italia erano passate da poco le 11 del mattino. Il 39enne abita a Medellin ad una mezz’ora di macchina dal posto di lavoro, che si trova a Rionegro, nel distretto di Antioquia. Una zona franca e detassata con vicinissimo un aeroporto.

Luca Andreoli (e fotograficamente i suoi partenti in Italia) hanno visto letteralmente crescere mattone dopo mattone quella raffineria. Dentro la quale era un uomo di estrema fiducia. Se c’era da trasportare dell’oro grezzo o dei lingotti era il suo telefonino che squillava. Poco importava se fosse metà pomeriggio o le tre di notte.

L’ultimo giorno della sua vita però lavorativamente pare dovesse essere un giorno normale.

In due col silenziatore

Nessun carico speciale alle viste da trasportare. Dovevano pensarla diversamente però le due persone che si sono introdotte in casa sua. Ventenni all’apparenza, a volto scoperto, si sono fatti strada sparando col silenziatore al potenzialmente più pericoloso dei tre cani che Luca e sua moglie Johana Joaqui avevano in giardino: un rottweiler. A quanto pare Luca Andreoli non si era accorto di nulla. Poi cosa sia esattamente successo è tutta fonte di indagini.

Di certo c’è che uno dei due rapinatori gli ha puntato la pistola alla nuca, dal basso verso l’alto, ed ha fatto fuoco. Col proiettile che gli ha trapassato il capo ed è uscito dall’orbita frontale.

I rumori della lotta hanno richiamato la moglie Johana.

Dai suoi racconti ha rischiato di fare la medesima fine. Ossia i banditi si sono fatti strada per uccidere anche lei.

La donna però non era stata presa di sorpresa come il marito ed è riuscita a reagire. Ha disarmato per un attimo uno dei due. Prima che lo stesso riuscisse a spararle ad una gamba ferendola di striscio nell’interno coscia. Poi le hanno dato una botta in testa con il calcio della seconda pistola che i banditi avevano con sè. Armi munite di silenziatore quindi non propriamente facili da reperire anche al mercato nero.

Sparito lo smartphone

L’idea principale degli investigatori è che i due banditi conoscessero il lavoro che faceva Luca Andreoli, di fatto commerciante in oro. Probabilmente speravano quella mattina di intercettare un carico o quanto meno un volume di preziosi tale da giustificare, nel loro modo di vedere le cose, omicidi a sangue freddo. Di fatto, dalla abitazione dei coniugi Andreoli, alla fine manca soltanto lo smartphone di Luca. Nient’altro c’era di veloce da rubare e nient’altro è stato rubato.

La moglie appena ripresasi dal colpo ha chiamato la polizia ed ambulanze. Malgrado il colpo alla testa sparato da vicino Luca Andreoli era ancora vivo. Marito e moglie sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale più vicino. La donna, traumatizzata, non è grave. Per lui invece non c’era più nulla da fare. La pallottola aveva distrutto il cervello. Un medico italiano amico della famiglia e sul posto, ha contattato la madre di Luca Andreoli descrivendole quella che era una situazione drammatica ed irrecuperabile. L’uomo è morto nelle ore successive al ricovero.

Doppia pista

La famiglia in Italia in queste ore viene seguita dalla Farnesina. Per questioni di coronavirus non possono andare in Colombia per le indagini e le procedure del rimpatrio della salma. Ci penserà la moglie che ha espresso il desiderio di partecipare ai funerali in Italia. Una operazione lunga che prevede anche l’espletamento prima delle indagini da parte della polizia. La pista più battuta è naturalmente quella della rapina finita in tragedia. Ma il cesenate lavorava in una zona franca e detassata vicino ad un aeroporto da sempre al centro di traffici illeciti. Quindi gli investigatori per ora non possono nemmeno escludere che l’omicidio sia stato un atto premeditato. Da parte di qualcuno certo che Luca Andreoli avesse visto magari qualche scena che non doveva all’interno della zona franca. Condannandosi inconsapevolmente a morte in un Paese dove la povertà e vastissima e per un pugno di dollari si possono assoldare sbandati disposti a tutto. Anche ad uccidere per uno smartphone e una risibile ricompensa.

«Mi hanno portato via l’amore della mia vita. Me lo hanno ucciso». Patrizia Paganelli è maestra elementare a Martorano. Da qualche tempo abita a San Carlo, in una bella casa bianca di una zona tranquilla. Ci sono anche i colleghi e le famiglie dei suoi alunni preoccupate per lei che a più di 9.300 chilometri di distanza ha perso un figlio: in una maniera atroce che ha potuto vivere soltanto da racconti telefonici.

«Lo hanno ucciso sparandogli alla testa. Chissà cosa credevano di trovare. Anche mia nuora ha rischiato di morire. Ma se l’è cavata con una ferita ad una gamba». L’incubo per la “maestra Patrizia” è iniziato nelle primissime ore del pomeriggio di venerdì. Quando a Medellin era da poco passata l’alba.

«Mi ha telefonato mia nuora, dicendomi che li avevano aggrediti. Che lei stava abbastanza bene ma che Luca era gravissimo».

Il suo compagno, Luciano, stava rientrando dal Friuli. Tra i primi ad entrare in casa per cercare di dare un conforto che non potrà mai arrivare, c’è stato il parroco di San Carlo Don Giovanni.

Sono i momenti in cui iniziano ad accavallarsi le notizie tragiche.

«Li hanno descritti come due ventenni. Avevano pistole col silenziatore. Hanno ucciso Luca sparandogli alla nuca mentre stava uscendo di casa per lavorare. Per entrare avevano sparato anche al rottweiler che era in giardino. Poi hanno cercato di uccidere anche Johana. Che ha lottato capendo cosa stava succedendo. È riuscita a disarmarne uno. Così sono scappati. Chissà cosa cercavano. In casa non c’era nulla che riguardasse il suo lavoro. Hanno portato via un telefonino. Il telefonino di Luca. Nient’altro. Un telefonino. Ed hanno ucciso l’amore della mia vita».

La madre, così come il fratello della vittima (Marco) non possono raggiungere la Colombia. Il coronavirus ha stoppato qualsiasi possibilità di transito.

La conferma dell’accaduto l’ha data la Farnesina alla madre. Lo stesso ministero degli Esteri si sta occupando di tutto quanto servirà per il rimpatrio della salma. «Mia nuora vuole venire qui. Per i funerali. Vogliamo celebrarli a San Vittore dove Luca è nato e cresciuto». Mentre stasera a San Carlo alle 20 ci sarà una veglia di preghiera in chiesa.

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