Cesena, droga in hotel da spacciare al ponte: chiesti i domiciliari

Un ricorso al tribunale della libertà per passare dal carcere ai domiciliari in un’altra regione, in attesa di giudizio. È quanto sta preparando l’avvocato Alessandro Sintucci per Ager Clodian, 25enne di origine albanese che i carabinieri hanno arrestato per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. Per gli investigatori che gli hanno stretto le manette ai polsi era arrivato a Cesena con un unico scopo: spacciare. Proprio monitorando alcune zone calde per il giro di stupefacenti lo hanno visto agire e lo hanno bloccato, facendo irruzione nella camera d’albergo che aveva prenotato, trovandogli una discreta scorta di droga. Negli ultimi tempi soggiornava all’hotel “Romagna”, in via Zuccherificio, come un normale cliente di passaggio in città. I carabinieri di Cesena lo hanno notato uscire da un altro esercizio della zona e attraversare a piedi il Ponte Nuovo, in una zona di spaccio, proprio mentre stavano facendo un servizio mirato al contrasto di smercio e consumo degli stupefacenti. A ridosso dell’area esterna di un bar molto frequentato, sul lato Oltresavio del ponte, veniva avvicinato da alcuni cesenati noti agli investigatori come consumatori di cocaina. Quando i militari hanno notato uno scambio veloce di “materiale” e soldi, hanno deciso di intervenire. Clodian è stato bloccato e accompagnato nella camera d’albergo dove stava soggiornando da qualche giorno. Aveva, pronti per essere sporzionati e spacciati, una cinquantina di grammi di cocaina in totale. Si è “giustificato” agli investigatori e con gli inquirenti (il pubblico ministero è Federica Messina) spiegando di essere senza lavoro e di aver bisogno di spacciare per potersi mantenere.

Durante la convalida dell’arresto davanti al giudice Giorgio Di Giorgio, è stato sancito che debba restare in cella in attesa di giudizio. Verrà poi chiesta la scarcerazione e la detenzione ai domiciliari in un’altra regione al tribunale della Libertà. Per la legge, se condannato, potrebbe essere punito con una sentenza tra i 6 e i 20 anni di carcere, malgrado sia incensurato.

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