Cesena, domani l'addio al partigiano che creò Confesercenti

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È morto all’età di 98 anni Dino Amadori, figura chiave per la nascita della Confesercenti cesenate, che guidò poi dal 1953 al 1975. In precedenza, aveva lottato nelle file della Resistenza contro i nazifascisti: per quel suo impegno da partigiano ricevette anche una medaglia dal sindaco Paolo Lucchi, cinque anni fa. L’ultimo saluto, con funerali in forma civile, gli verrà fatto domani, alle ore 10.30, nel nuovo cimitero urbano a Tipano. Seguiranno le operazioni di cremazione. Attorno al feretro si stringeranno innanzitutto la moglie Lora, la figlia Marina, il genero Franco, il nipote Marco con Carolina e il pronipote Thomas, ma saranno sicuramente tante le persone che vorranno dedicargli un pensiero, viste le tante cose buone che ha seminato in vita. I suoi cari invitano a destinare all’associazione “Caima” eventuali offerte.

Partigiano, politico, dirigente

Orio Teodorani ed Elide Urbini ne ricostruiscono dettagliatamente la vita: «Nato a Ponte Pietra, Dino Amadori si trasferì in Valdoca e poi, dal 1933, nella zona di Porta Fiume, dove ha continuato ad abitare. Le zone dove ha vissuto erano contrassegnate fino agli anni ’50 da degrado e povertà. In un suo diario pubblicato nel 2008 da “Il Ponte Vecchio” racconta la sua partecipazione, fin dall’infanzia all’inizio della guerra, alle organizzazioni fasciste quali i “ballilla” gli “avanguardisti” e quindi ai raduni della “premilitare” che si tenevano alla Gil. Allo scoppio della guerra, sollecitato a partire volontario, si rifiutò. Nel marzo 1943 Dino fu assunto come apprendista all’Arrigoni, dove incontrò la militanza antifascista, molto attiva nonostante le persecuzioni, e aderì convinto alle battaglie contro la dittatura. Il primo atto da “ribelle”, subito dopo la caduta di Mussolini, lo compì vicino a casa sua quando, assieme al suo sodale Ubaldo Imolesi, trafugò da un auto tedesca in panne un mitra che nascose e che poi fu messo a disposizione dei partigiani. L’8 settembre 1943, assieme a molti giovani di Porta Fiume e del Campino, Dino entrò nelle caserme abbandonate dai soldati per requisire alimenti e armi poi destinate alla Resistenza. Da quel momento diventò un partigiano della 29ª Brigata Gap. Essendo fisicamente esile e di bassa statura, fu scambiato dai fascisti e dai tedeschi per un ragazzino e ciò gli ha consentì di svolgere compiti di staffetta per il trasporto di armi e di accompagnamento di persone verso l’8ª Brigata Garibaldi, sul nostro Appennino. La sera del 7 marzo ’44 fu catturato nella zona dei Maceri, insieme ai suoi compagni. Venne trasferito alle carceri di Forlì e denunciato al tribunale militare per possesso di armi e diserzione. Durante il trasferimento al carcere di Bologna, il gruppo dei giovani cesenati riuscì però a fuggire calandosi dal cassone del camion. Intercettati dai partigiani di Calderara sul Reno, vi si unirono e parteciparono a un’azione di sabotaggio, con uno scontro a fuoco con i tedeschi. Una volta ritornato a Cesena, fu costretto a nascondersi durante gli intensi rastrellamenti per poi trasferirsi nella zona di Monte Bora e Montecodruzzo, dove svolse attività partigiana fino alla Liberazione di Cesena. Ritornato a lavorare all’Arrigoni, fu licenziato nel luglio del 1948, insieme a tanti altri operai comunisti e antifascisti. Iniziò allora la sua militanza politica nel Pci, assumendo l’incarico di costruzione della federazione giovanile comunista. Fu poi inviato alla scuola di formazione politica a Reggio Emilia. I risultati ottenuti nella organizzazione della Fgci, che dopo pochi anni raggiunse a Cesena i 2.000 iscritti, dimostrano le sue capacità. Nel 1954 i gruppi dirigenti del Pci locale decidono di impegnare nella costruzione delle organizzazioni del ceto medio i funzionari ritenuti più adatti allo scopo: Leopoldo Lucchi (Gigi) andò a dirigere l’Associazione degli artigiani (ora Cna) e Dino Amadori l’Associazione Piccoli Commercianti (ora Confesercenti). In quegli anni lavorò a stretto contatto col presidente Libero Dall’Ara, favorendo l’affermarsi di una politica del commercio moderna e innovativa: nacquero i gruppi d’acquisto e i primi supermercati gestiti dai commercianti associati. Si dimise da segretario nel 1975 per favorire il ricambio generazionale, ma continuò a lavorare in Confesercenti fino all’età della pensione».

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