Cesena, dieci anni dopo come cambia la vita

«Zitti e Mutu, inizia lo spettacolo». Questa frase, stampata su un migliaio di t-shirt bianche piuttosto di moda dalle parti di Acquapartita, ha appena compiuto 10 anni. Erano i primi giorni dell’estate 2011 quando il Cesena di
Igor Campedelli fece firmare un contratto biennale ad Adrian Mutu, il giocatore più talentuoso sfornato dalla Romania nell’ultimo ventennio, alle spalle probabilmente dell’innarrivabile Gheorghe Hagi, non a caso soprannominato il Maradona dei Carpazi. Erano i tempi di Marco Giampaolo, del Cesena Village e della ricerca ossessiva del famigerato possesso palla, considerato in quei mesi uno stile di vita più che un modo di giocare, ma soprattutto era l’estate che collegava idealmente due campionati di serie A, non proprio un’abitudine da queste parti. Ma era soprattutto l’estate che arrivava dopo un campionato di serie A da 43 punti in 38 giornate, con la salvezza aritmetica conquistata all’ombra di un inarrestabile Luis Jimenez addirittura con un turno di anticipo a suon di vittorie. Di conseguenza, anche per questo motivo, era l’estate più attesa e ambiziosa nella storia recente del Cavalluccio, con il Manuzzi che stava per rifarsi il look incrementando ulteriormente il numero degli spettatori. Nell’estate 2010 vennero sottoscritti 10.924 abbonamenti per una media spettatori di 16.469 a partita, mentre nell’estate di dieci anni fa le tessere salirono a quota 12.114 con un pienone al debutto casalingo contro il Napoli nella prima volta del sintetico e dei distinti senza barriere al Manuzzi.

Senza pubblico

Tralasciando il fallimento di Giampaolo e le acrobazie di Mutu, dieci anni dopo lo stadio di Cesena è tornato all’erba naturale, non ha barriere, ha due nomi, le panchine più larghe e le tribune leggermente meno capienti dopo i lavori pre Europeo Under 21 di due anni fa, ma soprattutto è desolatamente vuoto da 16 mesi. Cesena-Vicenza 1-3 del 23 febbraio 2020, con più di diecimila spettatori sugli spalti, resta l’ultima partita disputata all’Orogel Stadium con tutti i settori dello stadio aperti e di conseguenza con il pubblico. E’ vero che nell’ultimo campionato, contro Triestina, Feralpi e Fano, qualcuno è entrato, ma l’unico settore aperto (escludendo la tribuna) era la gradinata. Nel giro di un decennio, dunque, dal tutto esaurito delle sfide contro il gotha della serie A si è passati a un Manuzzi spettrale, un acquario elegantissimo chiuso dal Covid e dalla pandemia, che ha avuto effetti collaterali pesanti per le casse del club ma anche per le abitudini dei tantissimi tifosi del Cavalluccio. Se il Cesena avesse superato altri due turni dei playoff, nel mese di giugno avrebbe potuto aprire l’impianto al pubblico, naturalmente a capienza ridotta, ma il beffardo finale contro il Matelica ha rimandato tutto a settembre. E ora la speranza è proprio questa: poter riaprire finalmente lo stadio nel campionato 2021/2022.

All’inizio della settimana il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha annunciato che il prossimo 22 agosto la serie A ripartirà con il 25 per cento di pubblico in presenza negli stadi. Per la C al momento non ci sono ancora certezze, ma la sensazione è che si andrà sempre nella stessa direzione. Con la capienza ufficiale di 20.194 spettatori, il Manuzzi si candida ad ospitare poco più di 5.000 persone. Sarebbe la cartolina migliore dopo oltre un anno di tribune desolatamente vuote.

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