Cesena, costi alle stelle: "pagano" gli agricoltori

Cesena

Costi di produzione alle stelle a causa del caro energia, mezzi tecnici, servizi logistici. E quando tutto aumenta alla base, se le aziende devono far quadrare i conti occorre che lungo la filiera tutti i protagonisti assorbano una parte dei rincari. E’ l’unica soluzione per evitare la chiusura di tante imprese ortofrutticole.

Questo emerge interpellando associazioni di categoria e alcuni rappresentanti dei vari anelli della filiera.

«I beni energetici a gennaio segnano una crescita record del 93% su base annua» afferma l’associazione nazionale Cia, commentando i dati Istat diffusi pochi giorni fa, secondo cui l’inflazione è salita al 4,8% annuo, un livello che non si vedeva dal 1996.

«I prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 3,8% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, con conseguenze immediate per i cittadini, trascinati però dagli aumenti enormi di acqua, elettricità e combustibili (+22,6%) e trasporti (+7,7%). Tutti rialzi che continuano a incidere fortemente sulla tenuta del settore agricolo e alimentare - ribadisce Cia - che necessita di molta energia per poter svolgere tutti i processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti. Senza contare che, in Italia, l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma, percentuale che però supera il 90% nel caso degli alimentari freschi».

Emilio Sabatini

La soluzione? «Servono misure strutturali del Governo per calmierare i prezzi dell’energia». Emilio Sabatini, direttore di Terremerse di Bagnacavallo, afferma che «Reperire concimi è diventato davvero difficile. Nonostante noi siamo un grossissimo cliente, le multinazionali non possono rifornire solo noi lasciando perdere i ‘piccoli’: ripartiscono in maniera proporzionale quanto hanno a disposizione. Molti nostri agricoltori avevano fatto scorte mesi fa e per il momento sono ‘coperti’. Ma per il proseguo della campagna, dalla primavera in avanti, sarà un’incognita».

Giancarlo Foschi

Molta preoccupazione è espressa anche da Giancarlo Foschi, amministratore delegato di Orogel surgelati. «I dati sono sotto gli occhi di tutti. I costi dell’energia sono aumentati 4-5 volte rispetto al periodo pre-pandemia e, di conseguenza, anche le nostre bollette. Che sono pesanti. Credo che il sistema Italia debba interrogarsi sulle proprie scelte in campo energetico, al di là della situazione contingente». Nel frattempo, altre nazioni europee hanno già fatto qualcosa di concreto: «Leggiamo sulla stampa internazionale che Francia e Germania hanno bloccato il costo dell’energia a livelli pre pandemia per alcune tipologie di aziende. Ci troviamo perciò a competere sui mercati con concorrenti, che pagano ogni Megawatt 44 euro, contro i 200 euro/megawatt nostri. È chiaro che così le aziende italiane sono perdenti in partenza».

Emil Fellini

Emil Fellini della ditta di lavorazione e commercializzazione Fellini di Gambettola non ha dubbi: «Il rischio che tante aziende saltino, c’è. Ad esempio, in 4 mesi la nostra bolletta della corrente elettrica è aumentata di 85mila euro rispetto agli analoghi 4 mesi degli anni precedenti, con consumi che sono stati pressoché uguali. E questa è solo una tra le tante voci di spesa, sebbene sia la più eclatante come rincaro».

Fellini possiede anche un’ampia azienda agricola con decine e decine di ettari, dove produce direttamente molte referenze. «Il bilancio 2021 si è chiuso praticamente a pareggio. Il 2022 si prospetta in perdita ed è un concetto che tutti possono facilmente comprendere: i mezzi tecnici sono raddoppiati o triplicati, mentre i prezzi che i nostri clienti pagano non vanno a coprire questi aumenti».

Come ovviare a tutto ciò? «Prima di tutto, nella nostra azienda agricola diminuiremo il numero di trapianti. L’andamento che si prospetta è di una contrazione dei consumi, quindi le nostre programmazioni diminuiranno. Dall’altra parte, i nostri agricoltori conferenti chiedono, giustamente, un minimo garantito per poter imbastire le coltivazioni. Trovare il giusto equilibrio non è facile».

Omar Papi

Contro l’aumento dei prezzi, e per scongiurare il rischio di mancanza di materiali, c’è chi ha aumentato le scorte di magazzino. E’ il caso di Futura di Cesena che costruisce macchine per la lavorazione dell’ortofrutta. «Da qualche mese - spiega il direttore Omar Papi - abbiamo dovuto aumentare i nostri stock a magazzino di almeno un 40-50%, quindi con una ingente quantità di denaro ferma sugli scaffali. Ma era l’unica soluzione per cercare di continuare a dare lo stesso servizio al quale tutti i nostri clienti sono abituati. Per cercare di riuscire a consegnare anche gli impianti completi in tempi gestibili, abbiamo aumentato la struttura dell’ufficio tecnico, anche mediante l’implementazione di nuovi strumenti informatici, per cercare di velocizzare il nostro processo di progettazione. Stiamo cercando di anticipare gli ordini dei materiali ai nostri fornitori, per recuperare parte del loro tempo di produzione, che si è drasticamente allungato».

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