Cesena: contagi come un anno fa ma molti meno morti e ricoveri

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Da qualche tempo Cesena e Forlì sono i due distretti che più contribuiscono a far crescere il numero di nuovi casi di positività in Romagna. Un dato che ha colpito gli osservatori più attenti e costanti dei bollettini che a cadenza settimanale emette l’Ausl Romagna, ma a spazzare via ogni dubbio che possa esistere un “caso Forlì-Cesena” fa subito chiarezza Raffaella Angelini, direttrice della Sanità pubblica dell’Ausl Romagna.

«Qualche settimana fa gli stessi dubbi mi venivano posti per il Faenza e Lugo che dominavano le classifiche dei contagi», racconta. Secondo Angelini uno dei problemi è proprio la tendenza a “fare classifiche”: «Non è il metodo più efficace per leggere quei dati. Appassiona leggerli come fossero classifiche ma non è un metodo particolarmente rappresentativo dell’andamento della situazione. I dati andrebbero infatti letti nella loro complessità e le variazioni settimana per settimana, non dicono molto».

A incidere sul numero di nuovi casi potrebbe essere, paradossalmente, il tracciamento: «Credo che la capacità di tracciamento della Romagna possa considerarsi di buon livello, e questo comporta anche intercettare più casi. Metodo e organizzazione sono omogenee nel territorio della Romagna e quindi giustifica differenze tra i diversi distretti. La verità - sottolinea Angelini - è che la circolazione del virus è alta».

Quei dati oltre a raccontare la capacità della Romagna di fare il tracciamento raccontano anche un altro aspetto importante dell’andamento sul territorio della pandemia: «Abbiamo molti nuovi casi, il numero è paragonabile a quelli dello scorso anno in questo stesso periodo, ma non è paragonabile il numero delle ospedalizzazioni, né quello dei ricoveri in terapia intensiva e questo è merito dei vaccini».

A far escludere che possa esistere un “caso Forlì-Cesena” secondo Angelini è anche il fatto che ci sia sì un aumento di casi ma non ci siano particolari focolai a cui ricondurre questi aumenti, e soprattutto il fatto che si tratti di una provincia dove l’adesione alla campagna vaccinale è molto alta, con numeri superiori alla media regionale e nazionale. È il vaccino infatti la fondamentale differenza rispetto allo scorso anno: «Nei bollettini facciamo sempre il raffronto con la stessa settimana dell’anno scorso: nell’ultimo a fronte di una sostanziale parità di nuovi casi, circa 3.000, quest’anno abbiamo registrato 147 ricoveri contro i 525 dello scorso anno, 13 ricoveri in terapia intensiva contro i 45 del 2020, i decessi erano 72, quest’anno sono stati 20». Il merito, non ha dubbi Angelini, è del vaccino.

«È fondamentale che chi non lo ha ancora fatto si vaccini, per le prime dosi c’è la possibilità di accesso immediato agli hub, senza bisogno di appuntamento. Così come è importante fare il richiamo per chi invece è già vaccinato. È importante anche non sentirsi invincibili dopo il vaccino, continuare a portare la mascherina negli spazi chiusi e anche all’aperto dove non si può garantire il distanziamento, perché con un virus così contagioso anche all’aperto in caso di assembramento si corre il rischio di contagiare o essere contagiati».

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