Cesena, colpo di scena a casa Serra: il nipote del letterato porta un documento sugli spari per lite di gelosia

Cesena

A distanza di oltre un secolo, un documento inedito fa luce sulla sparatoria che il 4 dicembre 1911 in corso Umberto I (l’attuale corso Sozzi) vide protagonista l’illustre concittadino Renato Serra. A fornire nuovi elementi su quella vicenda, in cui Serra rischiò la vita, è stato il suo pronipote il quale, oltre a portare il suo stesso nome, ha una sbalorditiva somiglianza con il celebre antenato. Ieri pomeriggio la casa-museo Serra di viale Carducci ha aperto le porte per le visite guidate dagli studenti dell’Ite “Renato Serra”. C’era anche l’omonimo discendente Renato Serra (la famiglia conserva la proprietà dell’immobile) il quale, alla presenza dell’assessore alla Cultura Carlo Verona, ha consegnato alla docente dell’Istituto (coordinatrice degli alunni) una copia della richiesta del porto d’armi indirizzata dal prozio al prefetto di Forlì.
Prima di spiegare l’importanza storica del documento, rievochiamo il cruento episodio, in cui Serra rischiò la vita, avvenuto in pieno centro cittadino. Quella mattina si stava recando presso il suo studio di direttore della Malatestiana, quando fu affrontato da tale Luigi Tondi che lo accusava di essere l’amante della moglie Maria Maraldi. Il marito geloso lo colpì con una barra metallica poi esplose cinque colpi di cui tre andarono a vuoto, come quello sparato per reazione da Serra verso il “rivale” poi datosi alla fuga. Il settimanale locale “Il Cittadino” dell’epoca riferiva che «l’egregio nostro giovane cittadino è rimasto ferito d’arma contundente ad un orecchio e d’arma da fuoco ad un braccio». Pur non entrando nel merito, si lasciava capire che si trattava di una vicenda passionale («perfide trame di una sciagurata» che «ha tentato di portare la rovina di due famiglie»).
Il documento rivelato dal nipote di Serra smentisce, innanzitutto, la diffusa convinzione che la Browning calibro 6 utilizzata nella sparatoria dal critico letterario fosse detenuta illegalmente. Ma soprattutto è importante, per capire meglio l’episodio, la data della richiesta del porto d’armi (25 novembre 1911) ovvero pochi giorni prima del sanguinoso fatto. Si può dunque presumere che non fosse stato del tutto inatteso. Probabilmente Serra era stato minacciato dal suo “rivale in amore” e si era cautelato per essere pronto a difendersi.
Significative sono anche le motivazioni addotte da Serra nella sua richiesta di possedere una rivoltella: «Per ragioni del mio ufficio debbo rimanere solo di notte nei vastissimi locali della Biblioteca Malatestiana di Cesena, che contiene manoscritti preziosi e valori artistici grandi, dei quali io ho la custodia e la responsabilità della conservazione». A ulteriore sostegno della propria istanza, aggiungeva: «Per i miei affari personali privati mi è necessario percorrere strade in aperta campagna, anche in tempi di notte». Quali fossero i suoi «affari personali» oggi forse lo sappiamo.

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