Cesena, Claudio Baglioni in concerto "solo" al teatro Bonci

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Fra le virtù che i fan ammirano dei propri idoli, sincerità e libertà d’artista danno sostanza e fanno la differenza. Sono virtù che portano a stringere a sé Claudio Baglioni, artista che è un po’ di tutti, se è vero che da 50 anni continua a fare parte di un grande abbraccio collettivo.

Dodici note

Abbraccio che lo sta stringendo negli oltre settanta concerti di “Dodici note solo”, il tour nei teatri italiani che da tre mesi lo sta assorbendo. È un tour... de force per la voce sempre chiara di questo “ragazzo” settantenne che questa sera alle 21 fa tappa al Bonci di Cesena. Sul palcoscenico “solo” Baglioni, la sua voce e i suoi pensieri che trascinano nell’amore e nei sentimenti della vita, e poi il pianoforte, a cui aggiunge tastiera e clavinova.

«Ho preso un pianoforte e l’ho diviso in tre – ha dichiarato l’artista – sono diventate tre tastiere, una è un pianoforte digitale-acustico, le altre due sono tastiere che si avvalgono di un’effettistica. Cerco di portare da solo un’orchestrazione fatta di stati d’animo, di riverberazioni, di aggiunte, lontane però anche presenti all’orecchio degli ascoltatori».

Concerto solo

Non è la prima volta che sceglie la modalità “solo”: «Ho cercato una concentrazione e una manualità che sono necessarie, le avevo perse perché da più di dieci anni non facevo un concerto di questo tipo, ho provato molto, da solo». Non è neppure la prima volta nei teatri per il Claudio nazionale: «Ventuno anni fa feci già un giro di settanta concerti in tutti i teatri di tradizione italiana; mi fa abbracciare quei luoghi che sono stati creati per la musica».

Di nuovo al Bonci

In quel giro di ventun anni fa (maggio 2001) Baglioni cantò al Bonci, titolo “l’InCanto” sguardo sul nuovo millennio da poco cominciato; anche in quel caso sul palco c’erano lui, il suo piano, la sua voce. Lo accompagnava però il regista Pepi Morgia, figura di riferimento per decine di artisti, che sarebbe venuto meno prematuramente dieci anni dopo. Prematuramente se ne andò anche Libero Venturi nel 2007, talent scout cesenate che accompagnò gli esordi di svariati artisti, da Venditti allo stesso Baglioni.

La scaletta

Dall’inesauribile canzoniere d’amore di Baglioni ogni fan strappa qualcosa per portarselo dentro, come mantra affettuoso. Per l’artista non è facile scegliere: «Certe volte la scaletta vorrei farla con un’estrazione a sorte – ha ammesso –. Ho scelto di narrare questo lungo tempo attraverso tre stazioni, quella del passato, quella del presente e quella del futuro». Tre momenti per i quali seleziona un’antologia per tre ore di concerto. Immancabili pezzi come “Strada facendo”, “Fotografie”, “Uomini persi” degli anni Ottanta, affiancati alle più recenti “Gli anni più belli”, “Tutto in un abbraccio”, “In questa storia che è la mia”. E poi i successi di sempre, da “Tu come stai” a “Fammi andare via”, alle primissime “Amore bello” del ’73, a ”Quante volte”, all’universale “Questo piccolo grande amore” del ’72, e alla sua versione più matura dell’amore e degli addii, “Mille giorni di te e di me” del 1990. «Cerco di creare un racconto attraverso le diverse timbriche e la scelta di canzoni, alcune popolari, altre di “seconda fila”, le snocciolo un po’ come in un calendario al contrario, un orologio le cui lancette vano all’indietro».

Ultime note sole

In estate le dodici note in solo si trasformano in “Dodici note” rivestite con orchestra, coro lirico e band. Per l’altro Baglioni dei grandi abbracci. Ma intanto stasera ognuno si gode Baglioni tutto per sé. «La musica è il mare in cui ho più nuotato, è ciò che mi ha fatto avere privilegi nella vita. È il mio mestiere, ma più che altro è una necessità. A vent’anni era una specie di passatempo, un trampolino di lancio, qualcosa per non passare inosservato; oggi invece quella forza e quell’urgenza mi danno la sensazione di vivere con importanza».

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