Cesena celebra i 90 anni dell'artista Osvaldo Piraccini

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Rappresentante di altissimo livello dell’arte novecentesca e massima espressione della pittura locale che con la sua arte continua a dare lustro a Cesena nel panorama figurativo contemporaneo. Domenica 26 settembre l’artista cesenate Osvaldo Piraccini compie 90 anni e a lui l’Amministrazione comunale rivolge i più sentiti auguri di buon compleanno.

“Osvaldo Piraccini – commentano il Sindaco Enzo Lattuca e l’Assessore alla Cultura Carlo Verona – è uno dei maggiori esponenti della pittura figurativa e neorealista della Cesena del secondo dopoguerra. È nato nel 1931 ma il suo genio lo ha reso noto ai più, e alla sua città, a partire dagli anni 50, quando la sua arte inizia ad assumere quei connotati largamente esistenzialisti che hanno caratterizzato i lavori futuri e della maturità. Poco più tardi, tra gli anni ‘60 e ‘70, le esposizioni personali in giro per l’Italia lo rendono noto a un pubblico ancora più ampio fino ad ottenere di anno in anno prestigiosi riconoscimenti in diversi concorsi d’arte. Proprio per questa sua grandezza, nel 2019 abbiamo voluto insignirlo del Premio Malatesta Novello, il massimo riconoscimento riservato ai cesenati illustri. Tutti noi abbiamo ancora bene a mente l’emozione provata nel corso di quella serata e le sue parole di ringraziamento che solo un vero maestro pronuncia. Ancora oggi – proseguono il Sindaco e l’Assessore – dalla casa-laboratorio di Via Sacchi l’arte di Piraccini supera i confini cittadini e regionali. A lui dobbiamo tanto ed è per questo che, attraverso il nostro messaggio di auguri, che arriva da tutta la città, vogliamo essere al suo fianco in un giorno di grande festa. La storia di Cesena – lo vediamo per le vie della città – passa anche attraverso l’arte di Piraccini. E siamo lieti di ospitare nella nostra Pinacoteca comunale e a Palazzo Albornoz alcune delle sue opere”.

Le opere di Osvaldo Piraccini sono presenti in tutta Cesena. Si comincia dal Palazzo comunale e dalla cosiddetta “Sala nera” all’interno della quale si può ammirare il grande dipinto ad olio su tela intitolato “Le lame di Civorio”, donato dall’artista in occasione della mostra antologica intitolata Tempo Presente, allestita alla Galleria ex Pescheria nel 2009. Si tratta di una delle pitture più rappresentative del ciclo dedicato dall’artista al paesaggio collinare cesenate-sarsinate a partire dagli anni ’70. Significato particolare assume anche la “dedica” che il pittore ha rivolto alla propria città all’indomani del ritorno a Cesena dopo il lungo soggiorno romano iniziato sul finire degli anni ’60. L’opera con la suggestiva “veduta” dell’Abbazia del Monte si conserva presso la Pinacoteca, dove pure sono visibili alcune opere del “primo Piraccini” nel contesto del movimento realista cesenate, uno scorcio dei tetti di città, schizzi e disegni. Sempre del Piraccini giovanile e del cosiddetto “periodo grigio” è un dipinto donato alla Biblioteca Malatestiana dal fotografo Renzo Ravegnani assieme all’intera sua collezione d’arte con una gentile figura di fanciulla pensosa.

Due sono i lavori certamente da scoprire e meritevoli d’essere conosciuti ed apprezzati: il primo è il grande pannello figurato collocato sullo scalone del Cimitero Urbano che conduce alla cripta ossario del Caduti di tutte le guerre. Il dipinto, ispirato da un’idea di Pietro Vaenti, è stato frutto di una lunga elaborazione ed inaugurato nel 1982. La pittura ha grandi dimensioni e si articola in tre scene distinte ma in sequenza tratte dalle sacre scritture. “Ho cercato - ha affermato l’autore - di realizzare una pittura che senza infingimenti narrativi (che non mi sono propri) ponesse in luce sequenze di una vicenda umana eternamente in conflitto, con l’uomo portatore di violenza, ma vittima del suo stesso male”. Allo stesso tema è dedicato un gruppo scultoreo in terracotta patinata, eseguito negli anni ’90, oggi collocato all’ingresso retrostante del camposanto. Di Piraccini in versione scultore è anche il grande pannello in terracotta raffigurante una scena di gioco o di danza posto all’ingresso della Scuola Media Tito Maccio Plauto. È stato realizzato nel 1978 nell’ambito della cosiddetta legge del “duepercento”.

“Quello che vorrei oggi è incontrare la gente, parlare, stimolare l’interesse per le forme, il colore, il magma delle emozioni che si trasforma in immagine. Oppure ascoltare”. Rendendosi promotore di una cultura figurativa dell’ascolto, il maestro cesenate Osvaldo Piraccini è oggi noto per essere uno degli esponenti più rappresentativi del mondo artistico e per la sua autentica creatività che lo ha reso sempre autonomo rispetto alle regole del mercato. Osvaldo Piraccini inizia a dipingere prima con Giovanni Cappelli e poi con Alberto Sughi: si colloca pertanto tra i maggiori esponenti nella Cesena del secondo dopoguerra, assieme a Luciano Caldari, di una pittura figurativa e neorealista non connotata, però, da precise e vincolanti adesioni alle indicazioni ideologiche e politiche della sinistra di quegli anni. Viene influenzato anche da Marcello Muccini – fondatore, con altri, dei raggruppamenti artistici romani G.A.S. (Gruppo Arte Sociale) e Gruppo del Portonaccio, amico di Alberto Sughi e frequentemente presente a Cesena e in Romagna – col quale instaura un sodalizio a Firenze. Negli anni Cinquanta l’impronta sociale delle opere di Piraccini ha già quei connotati largamente esistenzialisti che caratterizzeranno i lavori futuri: larve di figure umane stemperate in ambienti spesso piovosi e paesaggi in cui le emergenze naturali o architettoniche mancano di precisa messa a fuoco andando a confondersi in un magma di colori dai toni tristi e scarsamente illuminato da sciabolate di debole luce. È la fase cosiddetta della “pittura grigia”: rarefatta, essenziale e cromaticamente raffinata. Nel 1957 viene premiato alla “Mostra mondiale dei giovani Artisti” di Mosca. Nel 1959 espone a Roma. Durante gli anni Sessanta e Settanta partecipa a numerose rassegne d’arte nazionali e allestisce varie personali a Roma, città dove opera a partire dai primi anni Settanta. Ottiene riconoscimenti in diversi concorsi d’arte. Nella maturità la figurazione di Piraccini evolve verso esiti sempre più informali, pur rimanendo di impianto figurativo. Nell’indistinto e convulso magma di materie primigenie totalmente indifferenti all’avventura umana sulla terra, appaiono, però, segni e tracce che l’artista prontamente registra con partecipata affezione avvalendosi di una tecnica volutamente aspra ma, in fondo, non immune da seduzioni e, a sua volta, ammaliante.

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