Cesena, cavalla morta in gara: "Servono approfondimenti"

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Erano da poco passate le 22 venerdì, quando la cavalla Dream Stecca si è accasciata a bordo pista all’ippodromo del Savio di Cesena. È successo durante la terza corsa, quella del premio Energia Fluida. Dream Stecca, che era allenata da Roberto Faticoni ed era di proprietà di Emiliano Stecca, era condotta da Marco Basile. La loro è stata una partenza lenta rispetto agli avversari, ed erano già tra le ultime posizioni, quando poco dopo i 500 metri, dopo la seconda curva, la cavalla si è allargata finendo la sua corsa a bordo pista. Sui bollettini di gara del giorno dopo risulta si sia ritirata, la morte è infatti sopraggiunta subito dopo quello che sotto il profilo tecnico è inquadrato come un ritiro e la sua morte è avvenuta lontana dalle telecamere così che i commentatori, che lavorano da schermo probabilmente non si sono accorti di quanto stava accadendo e di fatto non lo hanno raccontato in diretta. Ma di quanto accaduto non c’è il più piccolo cenno nemmeno nel comunicato stampa di commento delle corse che puntuale arriva dopo le serate di apertura dell’Ippodromo. L’intervento del personale sanitario non è bastato, Dream Stecca era già morta e non è rimasto da fare altro che organizzare il trasporto del suo corpo fuori dalla pista.

«Servono approfondimenti»

Si tratta del secondo decesso di un cavallo in questa stagione dell’Ippodromo. La prima volta è successo nella serata inaugurale, il 30 giugno, quando morì la cavalla Carabela, un altro episodio simile risale a il 31 agosto dello scorso anno quando ad accasciarsi in pista fu il cavallo Alleluja. Due episodi tanto ravvicinati destano preoccupazione e voglia di approfondire che non siano sintomo di un qualche problema. Emerge anche dalle parole del sindaco di Cesena Enzo Lattuca: «Oltre al dispiacere per quanto accaduto credo sia necessario che le autorità competenti (una di queste è il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) facciano tutti gli approfondimenti necessari per chiarire le cause di questi decessi. Sono convinto - spiega - che sia interesse di tutti capire se queste morti sono fatali coincidenze oppure se effettivamente negli ultimi anni sono aumentati i decessi dei cavalli impegnati nelle corse per cause che sarebbero tutte da individuare e dimostrare, siano esse un eccesso di gare a cui sono sottoposti, strumenti di allenamento dannosi o altro ancora». Dichiarazioni che fa a partire da quello che ritiene essere un punto fermo: «Ciò che è certo è che l’ippica non può fare a meno del benessere del cavallo, che viene amato e protetto dall’impegno delle migliaia di persone che lavorano in questo settore».

«La punta dell’iceberg»

Secondo Lilia Casali, presidente dell’associazione Animal liberation che si occupa di animali in modo non specista, occorre invece allargare il campo del dibattito. «La morte in pista di queste cavalle è solo la punta dell’iceberg della sofferenza a cui sono sottoposti gli animali. Il problema è a monte e comincia dalla doma. Ho avuto occasione di parlare anche con persone che hanno lavorato a lungo nel settore e che raccontano come la doma spezzi la personalità del cavallo, poi ci sono l’addestramento, l’uso delle punizioni, a volte persino le droghe. E su questo fronte i controlli dovrebbero essere di più e più rigidi. È una vergogna che la nostra società accetti ancora tutto questo». Casali sostiene l’importanza di raccontare queste pratiche: «Ho visto video davvero difficili da digerire, eppure sono ancora tante le persone che vanno all’Ippodromo in buona fede proprio perchè si considerano amanti dei cavalli». È quindi una censura totale quella di Casali, che vede negli ippodromi una realtà da dismettere: «I cavalli vorrebbero solo essere lasciati in pace».

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