Cesena, cantiere tre piazze: seconda meta vicina, poi sprint finale

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Ancora poche settimane e sarà quasi definitivo il nuovo look della metà di piazza Bufalini dalla parte di vicolo Masini, dove sorge la casa natale del famoso medico a cui è intitolato l’ospedale di Cesena. Mancano solo la posa della pavimentazione sopra la soletta che si è finito di stendere l’altro ieri e le piantumazioni nelle sei grandi aiuole già realizzate lì. Ma non bisognerà aspettare molto. Terminate le feste natalizie e di inizio anno, si riempiranno di terra i vasconi dove verde e fiori daranno un fondamentale tocco di colore in un ambiente molto urbanizzato. Subito dopo, si comincerà a pavimentare. In queste ore si sta intanto mettendo mano all’altra metà di quello che era un anonimo piazzale coperto di ghiaia adiacente alla Malatestiana e promette di diventare un piacevole “salotto verde” all’aria aperta. In particolare, si sta iniziando il montaggio delle sedute, che sarà completato entro metà gennaio. Dopodiché anche in quella parte si potrà preparare il fondo per fare la soletta e infine la pavimentazione, anche in questo caso dopo avere riempito di terra tutte le aiuole. A quel punto, inizierà lo sprint finale, la sistemazione di piazza Fabbri, per ultimare la riqualificazione complessiva di tutte le tre piazze di fronte alla biblioteca. Già ora - fa notare l’assessore Christian Castorri - si inizia comunque a «percepire l’unitarietà delle piazze, portate sullo stesso piano e senza più scalini». È uno dei punti chiave del progetto, che - è convinto l’assessore - regalerà alla città uno spazio pubblico profondamente trasformato e «bellissimo».

Negli ultimi giorni si è lavorato proprio sull’eliminazione del dislivello che esisteva tra piazza Bufalini e la striscia che è un po’ la prosecuzione di vicolo Masini e connette quell’area con piazza Almerici. Soprattutto l’altro ieri quell’opera ha comportato un via vai di betoniere, con un forte ma inevitabile impatto acustico e anche visivo, visto che la gettata è stata fatta “colare” attraverso un lungo braccio meccanico snodabile, montato su un camion collegato ai serbatoi dei mezzi che dispensavano la “materia prima” da stendere per terra.

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