Cesena: caldo senza record ma che crea danni alle coltivazioni agricole

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Aspettando il più classico dei “temporaloni” estivi che smorzi la morsa del sol leone (le previsioni per ora promettono “qualcosa” in arrivo per la giornata di domani) il caldo continua a battere il cesenate senza raggiungere però livelli record. Se per la popolazione la canicola è fastidiosa un po’ meno degli altri anni, anche perché spesso mossa da una insolita brezza che si concretizza fin dalle ore pomeridiane, il meteo dell’estate e dell’agosto 2021 sta mettendo in difficoltà le coltivazioni ed ha reso i territori ad altissimo rischio di incendi: con roghi che, sia pur speso accidentalmente, continuano ad accendersi in particolar modo nella fascia collinare. Le temperature massime per ora si sono mantenute abbondantemente sotto i record storici del caldo agostano. Ieri la massima nella centralina Arpae Cesena Urbana è stata di 34,4° alle ore 13, stesso orario per il picco a 34° di sabato. Venerdì la massima la si è raggiunta alle 16 con 32.5°. I dati a disposizione di Arpae (vanno indietro di oltre 60 anni) dicono che nel passato remoto il top di caldo lo si era raggiunto in questa decade l’11 di agosto del 1961 con 36,4°. Il massimo storico però arriva col nuovo secolo: il 18 agosto del 2003 la colonnina di mercurio si fermò addirittura quota 39,5°. Le alte temperature di questi giorni se piacciono ai villeggianti della Riviera non sono molto gradite alle colture orticole ed a quelle frutticole di tutto il cesenate. Per la frutta, pesche e nettarine in primo luogo, ma anche susine, le temperature troppo attorno ai 40 °C contribuiscono ad accelerare la maturazione a scapito però del calibro finale con le quali saranno staccate e vendute. Va da se che la frutta più piccola di dimensioni viene pagata meno dal mercato e non fa la felicità degli agricoltori. Il pomodoro da industria, coltivato soprattutto in provincia di Ravenna, rischia di venire danneggiato dal sole troppo intenso accompagnato dal caldo. Già negli scorsi anni si sono registrati danni in questo senso e si corre il rischio di assistere a nuove perdite di produzione per danni da insolazione. Le vigne con uve precoci fra qualche giorno dovranno essere vendemmiate, ma la siccità accompagnata da alte temperature concentra fin troppo gli acini con un conseguente grado alcolico molto alto. Da non trascurare poi le difficoltà di chi lavora in campagna: per poter operare con un certo sollievo occorre andare in campo all’alba e terminare entro le 10 del mattino. Partire prima o “staccare” dal lavoro dopo significa quanto meno un dispendio extra di energie che non aiuta nella buona cura dei campi e dei prodotti. Se non mettere a rischio la propria salute o quella dei dipendenti della propria azienda agricola.

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