Hanno scelto la notte di San Lorenzo per “liberare” le loro opere d’arte nelle vie di Cesena più colpite dall’alluvione. Ha preso così anche un forte senso di vicinanza alle persone colpite dagli eventi del 16 e 17 maggio la seconda edizione cesenate di “Arte in dono”, il format importato a Cesena da Fabiola Cuccagna e ideato dall’artista Kenny Random che si svolge ogni anno a Natale a Padova e da qualche tempo in altre città italiane.
L’iniziativa consiste nel diffondere per la città regali artistici destinati a chi avrà la fortuna di scovarli. La zona scelta per questa seconda edizione cesenate era principalmente quella di San Rocco, una è stata lasciata invece vicino alla scuola di Martorano, un’altra vicino all’abitazione di una coppia di amici di Cuccagna che oltre ai danni all’abitazione ha subito un lutto, erano infatti parenti dei due coniugi morti a Ronta. Le opere donate ribattezzate per l’occasione “stelle cadenti” erano 14 ed erano di Fabiola Cuccagna, Filippo Tommaselli, Paola Cuccagna, Irene Crudeli, Piero Romagnoli, Gabriella Fermani, Angela Faraoni. A loro si è unito Maurizio Maraldi, che ha donato delle poesie in dialetto romagnolo abbinare a ogni opera.
«Le opere sono state tutte trovate – racconta Cuccagna -, il giorno dopo abbiamo fatto un giro ed erano state tutte raccolte. Ma solo quattro si sono fatti avanti per ringraziare, sono persone che mi seguivano sui social e che vedendo i miei post le sono andate a cercare. Sono amici che sono stati tutti colpiti dall’alluvione». È il caso di Maura Rossi, che ha trovato una delle opere di Cuccagna realizzata con il decoupage e dedicata a Raoul Casadei con la scritta “Romagna tin bota” in via ex Tiro a Segna, Marina Panzavolta a Ronta ha trovato uno dei ciondoli in rame realizzati da Filippo Tommaselli, a Oriana Strobino è andata invece l’altra opera di Cuccagna dedicata a Raffella Carrà, mentre Laura Severi ha trovato in via IV Novembre il quadro raffigurante una ballerina dipinto da Irene Crudeli.
«È stato emozionante – racconta Cuccagna -, in alcune di queste vie c’erano case dove ancora si vede il fango. Ogni opera era accompagnata da un messaggio di vicinanza e buon auspicio in cui spiegavamo l’opera e l’iniziativa e davamo i riferimenti per contattarci a chi desiderava farlo. Qualcuno ha preferito non farlo e va bene così. Altri invece ci hanno mandato la foto con la loro “stella cadente”».