Cesena, area contaminata: serve un'altra bonifica dopo 21 anni

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Sono passati 21 anni da quando il distributore Agip lungo via Cervese è stato dimesso, ma l’inquinamento prodotto dai quattro serbatoi interrati che aveva continua a essere un problema. Dopo una serie di verifiche per capire l’efficacia delle prolungare bonifiche fatte, il responso è stato agrodolce. Il livello di contaminazione del terreno è risultato sotto la soglia di guardia, ma restano i problemi relativi alle falde acquifere. Così, nelle scorse settimane, il settore Ambiente del Comune ha approvato una variante al progetto di bonifica. È la terza e prevede altri 18 mesi di interventi di “purificazione”. Seguiranno nuovi accertamenti per valutare se si saranno finalmente eliminati definitivamente i rischi.

L’area alle prese con l’inquinamento a cui si sta mettendo mano ha una superficie di 100 metri quadrati e si trova in via Cervese 913. Subito dopo la cessazione dell’attività di distribuzione di carburanti, nel 2002, fu riscontrata una situazione di potenziale contaminazione durante le operazioni di smantellamento e rimozione delle strutture interrate. Immediatamente scattò un piano di bonifica, il cui progetto fu definito nel 2005. Furono poi apportate varianti nel 2008 e nel 2013. Dopo i primi interventi nel 2009, entrò a regime l’assetto impiantistico di bonifica basato su re- infiltrazione di acqua arricchita in ossigeno. Nel 2019 si è aggiunta l’analisi di rischio e il piano di monitoraggio del soil gas. Sono stati installati nel tempo vari piezometri, fino a una profondità di 12 metri sotto terra.

Intanto, nel maggio 2017, dopo ben 8 anni di bonifica, erano state eseguite indagini per capire come andavano le cose prelevando campioni di terreno. Il tutto in contraddittorio tra chi ha l’onere di condurre la bonifica, che è Eni, e l’agenzia pubblica di protezione ambientale Arpae. Era emersa una contaminazione sia del suolo che dell’acqua di falda. Ulteriori approfondimenti hanno permesso di dichiarare la «accettabilità del rischio tossicologico e del rischio cancerogeno», portando a «escludere percorsi di volatilizzazione e inalazione di vapori in ambiente aperto e confinato indoor» provenienti dalle sorgenti. È stato quindi possibile dare il via libera alla nuova variante al progetto di bonifica, che apre la strada a una serie di interventi che richiederanno un anno e mezzo di tempo. In particolare, si perforerà un altro piezometro, a una profondità di 12 metri, in modo da iniettare «un composto Regenoox e Eab tramite l’utilizzo di reagenti a lento rilascio di ossigeno». Sono previste due campagne di iniezione: la prima prevede un’iniezione fatta in 11 punti, la seconda in 6. A quel punto, dopo avere lasciato passare 6 mesi, si faranno verifiche per rilevare la quantità di idrocarburi presenti e capire se finalmente si sia raggiunta una situazione di sicurezza ambientale, che arriverebbe dopo quasi un quarto di secolo.

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