Bisognerà attendere ancora un po’ prima di sapere se e come verranno ridefiniti i rapporti di forza tra i fratelli e le sorelle che si dividono il controllo dell’azienda Amadori, in parti non uguali (il 27% a testa è in mano ai due fratelli e il 23% a ognuna delle due donne) e con poteri strategici e operativi concentrati nelle mani maschili. Tensioni crescenti negli ultimi tempi tra Flavio e Denis da una parte e Patrizia e Loretta dall’altra hanno spinto a mettere la palla in mano alla magistratura. Ieri si è svolta un’altra udienza nel tribunale civile di Bologna, ma è stata interlocutoria.
«Nell’ambito del contenzioso societario tra gli azionisti di riferimento di Amadori spa – fanno sapere dall’impresa cesenate del settore avicolo – i legali delle parti hanno ribadito le rispettive posizioni e il giudice si è riservato di prendere una decisione sulle istanze istruttorie».
I due figli del patron Francesco Amadori hanno la maggioranza delle quote, ma le loro due sorelle reclamano un maggior “peso”. Assistiti dai rispettivi legali, dopo essersi rivolti al tribunale sono arrivati a mettere sul tavolo alcune ipotesi che potrebbero preludere a un accordo extragiudiziale che accontenti tutte le parti, anche se nessuna fino in fondo. E la difficile arte della mediazione, nella vita così come nelle aule di giustizia, aveva subìto una battuta d’arresto a seguito dell’alluvione, che aveva fatto rinviare la precedente udienza, che avrebbe dovuto svolgersi a metà giugno.
Le proposte su cui si ragiona per evitare un braccio di ferro processuale hanno sia un contenuto di carattere economico che di differente distribuzione di quote e possono essere unite o intercambiabili. Qualunque sia l’esito, sono comunque una nuova spia di come le acque in casa Amadori siano agitate dal punto di vista delle relazioni familiari. Già il licenziamento di Francesca Amadori, la nipote di Francesco, vicenda intricata conclusasi poi con un accordo extragiudiziale, aveva portato in superficie nervi scoperti, anche se di tutt’altra natura.