Cesena: alle Medie minuto di silenzio contro tutte le guerre

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Il valore della storia ed i drammi contemporanei. Per raccontare a tutti gli studenti come i conflitti ideologici non si debbano risolvere mai con la violenza.

È piaciuta molto anche ai genitori l’iniziativa che giovedì mattina è stata presa all’unisono in tutte le scuole sotto l’egida della dirigenza del plesso “Viale della Resistenza”

«Una iniziativa pensata mercoledì sera e comunicata tramite l’app scolastica ed una circolare subito a tutte le famiglie. Due studenti avevano litigato per questioni di diversità di vedute. Ed erano venuti allo scontro fisico. Di qui siamo partiti per arrivare a riflettere sulla guerra. Abbiamo fatto un minuto di silenzio tutti. Io ero nella sede di plesso centrale. Ho passato il minuto camminando per i corridoi. Era un silenzio bello: come il quotidiano “rumore” dell’istruzione che di solito si sente negli stessi corridoi. Era lo stesso silenzio che si sentiva durante il primo lockdown dovuto al Coronavirus. Ma questa volta non era un momento triste».

A studenti e famiglie i dirigente la sera prima aveva spiegato: «I meno giovani ricorderanno Michail Sergeevic Gorbacëv, segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1985 al 1991, sostenitore dei processi di riforma legati alla perestrojka e alla glasnost’, protagonista degli eventi che portarono alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione della Germania. Fu eletto presidente dell’Urss il 15 marzo 1990. Grazie alla sua politica si chiuse la guerra fredda e, nel 1989, ricevette la Medaglia Otto Hahn per la Pace. Un anno dopo, ricevette il premio Nobel per la pace. Si dimise tuttavia il 25 dicembre 1991 e, lo stesso giorno, l’Unione Sovietica cessò di esistere».

Vladimir Vladimirovič Putin, 21 anni più giovane di colui che in Italia è più conosciuto coe Gorbaciov, è stato eletto presidente della Russia il 26 marzo 2000 ed è attualmente al suo 4° mandato di fila.

«Sotto il suo primo mandato, l’economia russa è cresciuta per otto anni consecutivi e la crescita è stata il risultato del boom economico delle materie prime degli anni 2000, successivo alla depressione causata dalla frammentazione dell’Unione Sovietica di fine anni ’80». La scissione dell’Unione Sovietica ha determinato l’indipendenza dell’Ucraina (16 luglio 1990), confermata da un referendum del 1º dicembre 1991 in cui il 90% dei votanti scelse l’indipendenza. Alla fine degli anni ‘80, i Paesi Baltici che erano stati incorporati nell’Unione Sovietica nel 1940 (Estonia Lettonia, Lituania) proclamarono l’indipendenza e, anni dopo, entrarono a far parte dell’Unione Europea.

«La storia c’insegna che le guerre scoppiano perché si sceglie di risolvere le dispute con la forza: principi, sentimenti, opinioni, ideologie e religioni soggiacciono agli interessi che valgono più dei rapporti coi propri confini politici. Laddove la ricchezza e la povertà fanno la differenza, le leggi dell’economia possono essere ribaltate solo dalla guerra. Intervenendo in una classe dove è stato commesso un atto violento, ho chiesto le ragioni di tale evento e, senza sorpresa, mi è stato spiegato dai diretti interessati che si trattava di parere contro parere. Quando le parole e le ragioni non bastano per battere un parere, si abdica alla violenza per avere ragione. Il ricorso alla violenza deriverebbe da un’educazione nella quale “sono cresciuta”. Il messaggio implicito è “ho imparato questo”, cioè ho sperimentato che è la violenza che risolve. È una lezione di storia, che piaccia o meno: s’impara sempre dall’esperienza. Il mio pensiero è corso subito all’elevato numero di insufficienze nella materia di storia conseguito dagli studenti di questa scuola negli scrutini del primo quadrimestre. Un numero elevatissimo di insufficienze che segue, di pochi punti, le materie di matematica e inglese. Essere insufficienti in storia vuol dire non disporre di una valigia di ricordi, di esperienze, di racconti, di foto e di cartoline, dalla quale attingere quando si tratta di interpretare quello che succede. Non avere ricordi significa non sapere come agire di fronte ad una situazione nuova: si usa quel poco che si ha a disposizione». Di qui l’invito a tutti... «Alunni e personale, ad un minuto di silenzio per pensare alla guerra ed ascoltare il proprio battito del proprio cuore, il proprio ricordo, per poi condividerlo».

La scuola ha scandito questo minuto col suono della campanella.

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