Cesena, agguato feroce in casa della ex: condanna a 6 anni e 6 mesi

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È stato condannato a 6 anni e 6 mesi, ma il pubblico ministero aveva chiesto una pena di addirittura 15 anni, il 67enne che nello scorso mese di agosto era stato arrestato per una violenta irruzione fatta a casa della sua ex convivente, che ha una decina di anni in meno e abita in un comune del Cesenate. Ieri è stata riconosciuta in tribunale la colpevolezza dell’imputato, per i reati di violenza sessuale e lesioni aggravate. Quest’ultimo crimine era stato inizialmente classificato come tentato omicidio, ma è stato derubricato nella fattispecie meno pesante. Il tutto sulla base della versione fornita dalla donna. Con l'uomo che nello stesso contesto era anche imputato per violazione di domicilio e stalking: accuse dalle quali però è stato assolto. L’aggressione al vaglio dei magistrati è stata molto violenta, e accompagnata anche da minacce. L’uomo, che risiede fuori regione, dopo la fine della relazione con la sua compagna, non si era rassegnato. Tornato nell’abitazione dove viveva assieme a lei, le aveva fatto vivere interminabili momenti da incubo. Era andato a casa di lei e secondo la denuncia sporta all'epoca dei fatti al culmine di una lite aveva anche tirato fuori un cappio che aveva preparato con una corda, provando a stringerglielo attorno al collo della donna. Un’azione feroce impedita dal cane da guardia di lei, che si era scagliato contro chi stava per trasformarsi nel suo carnefice. La donna era riuscita ad allontanarsi, precipitandosi in strada a chiedere aiuto. Ma la fuga era durata poco: il suo ex l’aveva raggiunta e le aveva afferrato i capelli, trascinandola di nuovo dentro casa, malmenandola e poi costringendola ad avere un rapporto sessuale. Dopo tutte queste brutalità, era risalito sulla sua auto e se ne era andato. Ma anche durante il viaggio di ritorno verso la Lombardia per le accuse aveva pressato l’oggetto della sua furia con messaggi minacciosi per costringerla a non raccontare cosa era successo. Però lei, dopo essersi fatta curare in ospedale, ha trovato la forza per recarsi in Questura e denunciare tutto. E ha fornito anche informazione su altri atti persecutori subiti poco prima di quello sconvolgente picco di violenza. A quel punto, gli uomini della Squadra Mobile di Forlì hanno ottenuto rapidamente l’ok della Procura per arrestare l’aggressore.

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