Cesena, 20 aziende nemiche del paesaggio: incentivi per spostarle

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Sul territorio cesenate esistono 20 attività produttive che per varie ragioni hanno un impatto negativo dal punto di vista paesaggistico e ambientale. Sono quasi tutti allevamenti e in 7 casi le criticità individuate sono classificate come “alte”. Emerge da un censimento effettuato dal Comune nell’ambito della preparazione del Pug. Un monitoraggio che si è concretizzato nella stesura di un elenco di quelli che vengono definiti “edifici, opere ed elementi incongrui e dissonanti”. Nel nuovo strumento urbanistico (che attualmente è nella fase delle osservazioni) si è inserito un meccanismo per incentivare lo spostamento degli insediamenti in zone più idonee, superando così il problema alla radice. In pratica - spiega l’assessora Cristina Mazzoni - chi si trasferirà sarà premiato con la possibilità di aumentare la capacità produttiva nella misura del 20%. Semplificando e a titolo esemplificativo, se al momento un allevamento è autorizzato ad avere 10.000 polli, ne potrà tenere 12.000. Va chiarito che si tratta comunque di una scelta volontaria. Si sta infatti parlando di attività in regola, nei cui confronti non ci sono ragioni per obbligarli a spostarsi o per adottare altri provvedimenti coercitivi.

Le 7 aziende più impattanti

Delle 7 attività in cima alla “black-list”, quella di maggiori dimensioni è il complesso della ditta “Gesco” in via Settecrociari 5698, che include un mangimificio e allevamenti. Ha una superficie coperta di 18.500 metri quadrati complessivi, inseriti in un’area di 8 ettari, con altezze degli edifici che arrivano a 20 metri nel caso del mangimificio. Il problema da cui sono afflitte queste strutture produttive è proprio la grandezza esagerata rispetto al contesto in cui sono inserite. Il termine tecnico usato è “fuori scala”. Altri tre degli allevamenti intensivi più critici, tutti di pollame, sono dell’azienda “Santamaria. Si trovano in via Torre in San Carlo 469 e via Scanello, ai civici 1097 e 1663, e hanno superfici coperte complessive pari rispettivamente a 5.200, 7.700, 11.800 metri quadrati. La vicinanza al fiume, l’uso del laterocemento come materiale di costruzione e il fatto che sono “fuori scala” sono gli elementi che hanno portato i tecnici a inserirle nel gruppo delle attività ad alto impatto. Un altro allevamento intensivo di pollame, “Serra Marco” in via Delle Motte 800, che ha 5.400 metri quadrati di immobili, ha come principale problema indicato la presenza di eternit. Tre i principali punti critici per il mangimificio “Gasperini” in via San Vittore 2081 (1.200 metri quadrati): è fuori scala, manca di qualità nelle aree di pertinenza ed è situato nelle vicinanze di un rio che è tutelato dalla Legge Galasso. Chiude la lista delle aziende ad alto impatto l’unica che non fa parte del mondo avicolo. È la Assotubi, in via Torre in San Carlo 474. Opera nel campo delle lavorazioni metalliche, e in particolare dei tubi per micropali, in spazi coperti di 1.120 metri quadrati. In questo caso il problema segnalato è l’insufficiente schermatura del deposito di materiale: in realtà, erano state messe a dimora piante per celarlo alla vista, ma non sono cresciute.

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