César Brie, elegia per Falcone e Borsellino

La vita pubblica e la vita privata. Le inchieste, i pericoli, gli affetti, i momenti di solitudine e di gioia di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto. Esistenze coraggiose, combattive, generose. Cronaca e poesia nello spettacolo “Nel tempo che ci resta” scritto e diretto dall’attore, regista e drammaturgo argentino César Brie, in scena questa sera al Teatro degli Atti (ore 21).

Due anni di studi, di letture approfonditissime e di ricerche attoriali per la scrittura di questa «elegia a Falcone e Borsellino – spiega Brie – che ha come obiettivo quello di informare sulla storia di questi importantissimi protagonisti, ma anche quello di fare un monumento alle loro vite».

In un cantiere abbandonato a Villagrazia, richiamate dal profumo delle arance di Sicilia si ritrovano, catapultate dal mondo dell’aldilà, le anime dei due magistrati, delle loro mogli e del pentito di mafia Tommaso Buscetta. Un incontro che permetterà di entrare con delicatezza all’interno della loro vicenda personale e in quella sociale e giudiziaria di un’Italia in lotta contro la mafia.

«Ho letto tutto quello che è stato scritto da e su di loro – racconta il regista – testimonianze, atti d’inchiesta, interviste, libri. Nel contempo con alcuni allievi ho portato avanti una ricerca di creazione di immagini, metafore relative a temi come la violenza, l’omertà. Così sono nati il testo di questo spettacolo e la sua parte visiva».

Quale significato assumono le arance, immagine iniziale dello spettacolo?

«È un riferimento alle vicende dei proprietari terrieri che a metà Ottocento sfruttavano i contadini. Era il tempo in cui le “arance puzzavano di sangue”. Successivamente i contadini si ribellarono ai baroni e diventarono i capi di Cosa nostra».

La storia continua, attraversa la prima e la seconda guerra mondiale, la liberazione e arriva alla tragica estate del 1992. Accanto ai due magistrati le loro mogli. Quale aspetto viene raccontato di queste donne coraggiose?

«Due donne diverse. Francesca era una magistrata e molto partecipe delle indagini del marito. Agnese accudiva i figli. Entrambe amatissime».

Lei interpreta Tommaso Buscetta. Quali caratteristiche ha messo in evidenza?

«Inizialmente non era prevista la rappresentazione di Buscetta, poi quando ho letto le dichiarazioni che ha rilasciato e ho capito maggiormente la sua personalità ho deciso di portarlo in scena. È stato un uomo a cui uccisero otto familiari, un pentito coerente che credette in Falcone e che disse verità molto scomode sui rapporti mafia-politica».

Sul palco anche: Marco Colombo Bolla, Elena d’Agnolo, Rossella Guidotti e Donato Nubile.

César Brie insieme al professore di Storia del teatro Antonio Attisani sarà inoltre all’Arena del Sole di Bologna, dal 29 marzo al 10 aprile, con lo spettacolo “Boccascena. Ovvero le conseguenze dell’amor teatrale”.

Info: 0541 793811

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