Si è tenuta ieri l’udienza preliminare nei confronti di Lerry Gnoli, il 54enne di Montaletto che lo scorso 24 maggio ha ucciso la turista vicentina 66enne Elisa Spadavecchia investendola con una ruspa mentre stava spianando la spiaggia nel lungomare di Pinarella. L’uomo è accusato di omicidio colposo con l’aggravante di aver violato le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e dallo stato di alterazione psicofisica dovuto all’assunzione di cocaina, risultata sia dalle analisi tossicologiche effettuate dopo l’incidente che dalle tracce individuate a bordo del macchinario stesso. In tribunale presente anche il marito della vittima: «Delle scuse di chi l’ha uccisa non so che farmene».
Gnoli si trova attualmente in carcere, così come a suo tempo chiesto dal sostituto procuratore Lucrezia Ciriello, e si è collegato in videoconferenza con l’aula del giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti, tutelato dagli avvocati Carlo Benini e Vittorio Manes. Presenti anche i difensori della famiglia della vittima, il marito Giovanni Sfregola, ex comandante dei carabinieri in congedo, assistito dai legali Carlotta Mattei e Andrea Montelli di Cesena.
Il processo, incardinato dopo il decreto di giudizio immediato verso un rito abbreviato condizionato dall’escussione di testi e dall’acquisizione di particolari documenti, è stato riaggiornato a gennaio alla luce di nuove valutazioni difensive.
Consar possibile responsabile civile
Considerazioni, spiegano i difensori dell’imputato, che si rendono necessarie «poiché ci sono stati risvolti importanti che meritano una valutazione». Per i legali si affaccia la possibilità che venga citata qualità di responsabile civile il Consar, il consorzio che vedeva consociata la ditta individuale del figlio di Gnoli, per la quale il 54enne lavorava come dipendente e che aveva ricevuto l’autorizzazione a operare sull’arenile.
Istanza di scarcerazione
E’ attesa invece a gennaio l’udienza in Cassazione per discutere l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Gnoli ad agosto e rigettata dal tribunale. A motivare l’esigenza di custodia in carcere era stato il pericolo ravvisato dal gip di reiterazione del reato e inquinamento probatorio: un’argomentazione, quest’ultima, supportata anche dalla cancellazione dal cellulare di Gnoli della chat del gruppo WhatsApp in cui verosimilmente l’indagato si scambiava informazioni circa l’esecuzione dei lavori sull’arenile. Una cancellazione involontaria, secondo quanto sostenuto dalla difesa. Altro aspetto riguarda la contestata pericolosità sociale del 54enne, e non solo per il precedente che, alla guida di un veicolo sotto effetto di cocaina, lo aveva visto investire e uccidere un anziano nel 2022: il Riesame rievoca infatti un episodio richiamato anche nell’ordinanza del gip quando, una settimana prima dell’incidente di Pinarella, Gnoli - sempre alla guida del cingolato - rischiò di investire una turista.
E anche la questione di dipendenza dalle sostanze stupefacenti evocata dal gip e rimarcata dal Riesame (che oltretutto mette l’accento sulla possibilità, dichiarata dall’indagato stesso, di procurarsi la droga “in famiglia”) rappresenta un elemento che agli occhi dei giudici rende inapplicabile la misura degli arresti domiciliari.
Restano ancora aperti invece gli altri filoni dell’inchiesta. Quello che vede indagato per omicidio colposo in cooperazione anche il figlio di Gnoli, di fatto datore di lavoro del padre. E quello delle autorizzazioni per l’intervento in spiaggia finito in tragedia.