Ragazza di Cervia uccisa dal camion, la Consulta della bici mette sotto accusa la ciclabile

Cervia
  • 25 novembre 2025

BOLOGNA. L’investimento che si è verificato stamattina in via dell’Arcoveggio, a Bologna, è costato la vita a «una ragazza giovanissima, travolta e uccisa in pieno giorno, nel cuore della città, su un attraversamento ciclabile su cui aveva la precedenza. Se nella civilissima e pluripremiata Bologna Città 30 si continua a morire mentre si cammina o si pedala, è evidente che ciò che si è fatto finora non basta. È tempo di passare dalle dichiarazioni ai fatti. È tempo di assumersi responsabilità politiche, tecniche e morali». Lo afferma l’associazione Salvaiciclisti, in una nota. «Queste morti non sono ‘incidenti’ perché sono perfettamente evitabili: con una progettazione coraggiosa e al passo con le analoghe esperienze europee, con il ripristino dei controlli costanti della Polizia locale, con comunicazione e formazione diffuse, con l’assunzione di responsabilità da parte di chi guida mezzi a motore sempre più grandi”. Inoltre, l’associazione chiede di “aprire una riflessione sul consentire la circolazione in città di mezzi di grandi dimensioni, soprattutto nelle fasce orarie più sensibili, e di definire tempi, orari e dotazioni di sicurezza degli stessi mezzi perché ciò avvenga in modo realmente sicuro». Ad esempio, «che fine ha fatto la proposta di obbligare i mezzi pesanti ai sensori per gli angoli ciechi?”, chiede Salvaiciclisti: «Quante altre persone dovranno morire prima che l’amministrazione agisca per salvare vite?». Con la tragedia di via dell’Arcoveggio «si ripete la dinamica tipica dell’angolo cieco: quanti morti dobbiamo ancora aspettare perché Bologna applichi l’obbligo per i mezzi pesanti di avere sensori rilevatori di pedoni e ciclisti per poter circolare in città?», scrive poi la Consulta comunale della bicicletta.

L’obbligo dei sensori «è già stato fatto a Milano, giudicato legittimo dal Consiglio di Stato e votato dal nostro Consiglio comunale un anno fa, con una mozione firmata anche dall’allora capogruppo e ora assessore alla Mobilità, Michele Campaniello. Non è più accettabile rinviarne l’introduzione effettiva a partire dai mezzi delle società partecipate, come Hera e Tper, e delle ditte di appalti pubblici, in primis il tram, che purtroppo sono coinvolte nei due scontri mortali». L’incidente di oggi, inoltre, apre «una forte riflessione sull’assetto fisico di via dell’Arcoveggio e della pista ciclabile, realizzata negli anni ‘90 secondo standard ampiamente superati», segnala la Consulta, invocandone una «riprogettazione integrale». In particolare «vanno separati i percorsi per i pedoni e per le bici, dando a ciascuno il giusto spazio e riducendo quello per il traffico motorizzato: il posto delle bici non è sul marciapiede, dove sono in conflitto coi pedoni e gli automobilisti vedono meno facilmente i ciclisti, in particolare agli incroci. Tutti gli attraversamenti e gli accessi delle vie laterali vanno rialzati: non devono essere i marciapiedi a scendere, ma la strada a salire, in modo da indurre anche visivamente la massima cautela ai guidatori nel dare la precedenza». Ai lati, poi, «vanno realizzati golfi molto più larghi di quelli esistenti, che costringano a rallentare e impediscano di tagliare le curve». Sono standard “tipici delle Città 30” ma applicati a Bologna «con estrema timidezza», aggiunge la Consulta, chiedendo infine di concentrare i controlli sui comportamenti più pericolosi degli automobilisti: «Alta velocità, mancate precedenze, sorpassi a pochi centimetri, guida col cellulare, auto in doppia fila e sulle ciclabili».

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