La condizione femminile e la società “Pensaci, Giacomino”, nulla è cambiato

Cervia

CERVIA. Si apre il sipario sulla stagione di prosa del teatro comunale Walter Chiari di Cervia; stasera alle 21 e domani torna il mondo di Luigi Pirandello racchiuso nella pièce Pensaci, Giacomino! novella scritta un secolo fa (1917) ma densa di spunti attuali.

Protagonista nel ruolo del professore Toti è l’attore catanese Leo Gullotta al suo terzo Pirandello, di nuovo diretto in regia da Fabio Grossi insieme ad altri sette attori.

La storia racconta di una giovanissima che, rimasta incinta del giovane fidanzato, non sapendo come fare fronte a gravidanza e necessità economiche, trova nel professore Toti un benefattore “scandaloso” agli occhi della gente. Il professore la chiede in moglie per autorizzarla a vivere della sua pensione, «per almeno cinquanta anni», il giorno in cui lui morirà.

La società civile non accetta questa decisione morbosa. Il giovane padre Giacomino prenderà coscienza dell’essere uomo e padre; se ne andrà dalla casa per lui divenuta prigione, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.

Teneva, Gullotta, a confrontarsi con il personaggio del professore Toti fuoriuscito dalla penna dell’autore suo conterraneo?

«La proposta mi è arrivata dal regista Fabio Grossi che mi ha già accompagnato in altri spettacoli. L’ho trovata molto positiva, mancava da 35 anni dalle scene, l’abbiamo messa sul palco con una azione concentrata in un’ora e venti minuti, in grado di offrire al pubblico un’azione emotiva unica e continua di un lavoro modernissimo».

Quali temi la rendono attuale?

«Si parla di solitudine, di condizione femminile, di arrivismo dei burocrati, disagi della scuola pubblica e degli insegnanti, invadenza dei rappresentanti ecclesiastici, dell’uomo depauperato fino al riscatto di orgoglio. Sembra scritto stamattina!».

Non è un testo demodé oggi che la situazione femminile, almeno in certe parti d’Italia e del mondo, sembra avere trovato un po’ di riscatto?

«Perché demodé? Apriamo i giornali, ascoltiamo i Tg e si parla di questione femminile, quando non di femminicidio. È vero che in cento anni le donne hanno fatto passi in avanti, ma non sempre le conquiste vengono accettate dagli uomini. E poi l’Italia è tutta una provincia; anche se è la vicenda raccontata ha sapori del sud, potrebbe appartenere a un altro luogo provinciale del nostro Paese».

Quindi è un testo “profetico”.

«Diciamo che Pirandello un secolo fa aveva capito perfettamente il futuro di questo nostro Paese, il suo disfacimento. Non è forse vero che oggi viviamo grazie alle pensioni degli anziani? Tutto è diventato ambiguo; il problema nasce dalla mancanza di una classe politica preparata e colta, che è invece imbarazzante, istituzioni che parlano come in pescheria, giovani che ascoltano l’istituzione e copiano malamente».

Il testo è originale o è stato adattato?

«Non abbiamo cambiato una virgola. Purtroppo molti hanno la presunzione di riscrivere testi di autori famosi, mantenendo i titoli noti ma mostrando al pubblico tutt’altro. Scrivano testi propri, ma non quelli già esistenti. È un viziaccio italiano, l’arte di arrangiarsi degli italiani tocca anche queste cose. Il pubblico così si allontana dal teatro».

Che tipo di scenografia proponete?

«La messa in scena ha uno stile pittorico parafrasante l’espressionismo tedesco tanto caro a Pirandello. Tant’è vero che insegnò per anni in Germania».

Lei invece come si è formato al teatro e allo spettacolo, il suo curriculum è lunghissimo e spazia in ogni settore-

«Mi sono ritrovato da ragazzino a fare questa professione in un nascente teatro Stabile di Catania. Vi rimasi dieci anni, feci spettacoli con Randone, Ferro, Mauri, Moricone, Calindri… l’impostazione, la disciplina lavorativa me l’anno data tutti loro. Ho avuto fortuna. Oggi ho 72 anni e da 58 anni che faccio questo lavoro. Ho potuto fare tanti incontri, conoscere persone meravigliose che mi hanno insegnato il mestiere, ma soprattutto la vita».

Come continuerà?

«Dopo questo tour, sarò con il gruppo toscano L’Arca Azzurra, per un lavoro di Melville. È la curiosità che continua a spingermi».

Leo Gullotta e gli attori della compagnia Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi e Valerio Santi incontrano il pubblico domani alle 18 nel ridotto del teatro Chiari.

Biglietti euro 20-12.

Info: 0544 975166

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