Nell’abitazione di Cervia di Gianluca Soncin, il 52enne arrestato per il femminicidio dell’ex fidanzata Pamela Genini, la polizia ha sequestrato, su attività delegata dall’autorità giudiziaria di Milano, una decina tra cutter e coltelli da collezione, dalle lame estremamente affilate, e una pistola scacciacani, che non si esclude possa essere quella che nell’agosto scorso la giovane si era ritrovata puntata al ventre. Si attendono le comparazioni su una possibile compatibilità di alcuni mazzi di chiavi trovate nella disponibilità dell’uomo con il duplicato di quelle con cui il 52enne è riuscito a entrare nell’abitazione della 29enne prima di ucciderla. E si cerca anche di ricostruire se l’arma utilizzata per aggredire la giovane modella e influencer possa far parte del lotto di lame trovate nell’appartamento di via Cardano. Una delle ipotesi investigative seguite è infatti che il 52enne sia partito proprio dal litorale portandosi appresso il coltello che ha poi usato martedì sera per infierire 24 volte contro la giovane e che poi ha rivolto contro se stesso in un ipotetico tentativo di suicidio.
Ieri intanto Soncin - accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi, dalla relazione sentimentale, dalla crudeltà e dallo stalking - si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Tommaso Perna. Il fermo del 52enne è stato convalidato e nei suoi confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere così come richiesto dalla pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunta Letizia Mannella nell’ambito delle indagini condotte dalla Polizia. L’avvocata d’ufficio Simona Luceri ha descritto il 52enne ai cronisti come un uomo «in condizioni non lucidissime» e «fisicamente dimesso con un vistoso cerotto sul collo». In isolamento dopo essere stato piantonato in ospedale, a suo avviso «non è ancora pienamente consapevole di quello che è successo» ha proseguito l’avvocatessa, spiegando che l’uomo ha provveduto a nominare un avvocato di fiducia con cui deciderà la strategia processuale.
I fatti e il precedente
La vittima si trovava nel suo appartamento quando, verso le 21.30, Soncin ha fatto irruzione aprendo la porta con una copia delle chiavi e materializzando un timore e un incubo che la giovane aveva manifestato all’ex fidanzato. Era stato proprio quest’ultimo, al telefono con lei al momento dell’aggressione, a dare l’allarme, ma l’intervento delle forze dell’ordine non è servito a salvarle la vita. Stando ai racconti che stanno emergendo, lei aveva deciso di lasciarlo per i suoi atteggiamenti aggressivi e violenti, mai però sfociati in denuncia a differenza di quanto avvenuto una decina di anni fa nel corso di una relazione avuta dall’imprenditore con un’altra ragazza in Romagna.