Diana venduto: flotta cervese senza più pesca allo strascico

Cervia

Venduto il “Diana”, la flotta cervese resta senza la pesca allo strascico. Proveniente dal cantiere Marconi di Cesenatico, era infatti l’ultima imbarcazione che poteva gettare le reti al largo. Ora restano la pesca da posta e la coltivazione dei mitili, ma il porto è snaturato. Un tempo si contavano tante vele al terzo ancorate lungo le banchine, poi con il passaggio al motore il numero si era assottigliato a venti. Negli ultimi anni è partita la corsa al disarmo, causa il costo del gasolio e la diminuzione delle specie ittiche nel mare Adriatico.

Dopo la dolorosa perdita del “Canavin”, a Cervia era rimasto appunto il peschereccio dell’armatore Luciano Sartini, immatricolato addirittura il 27 settembre 1961 e ultimo di una generazione di pescatori che hanno sfidato il mare e le burrasche. "Quando ho visto la mia barca per l’ultima volta a Porto Garibaldi – racconta – dove è stata venduta all’amatore Roberto Cavallari, mi sono messo a piangere. Dopo 60 anni di attività non poteva essere altrimenti e anche adesso a ricordarla mi viene il magone. Purtroppo qui non si pescano più neanche le canocchie e con le barchette come la mia, lunga 12 metri, era diventato impossibile lavorare".

Come lui stesso aveva denunciato più volte, infatti, l’Unione europea ha dato il colpo di grazia ai pescatori che non si possono allontanare troppo dalla costa. Con la penuria dell’Adriatico le volanti si spingono invece a 20 miglia e riempiono le reti, potendo affrontare anche il mare grosso. "A noi non restava che prendere i pesci piccoli – spiega Sartini – come gli “uomini nudi”, i marsioni e le acquadelle. Ma con le maglie portate a 40 scappano dalle reti e non restano appunto che le canocchie, unico pesce che sostiene lo strascico. Però a un miglio dalla costa non si prende niente. Una volta poi si usciva tutti i giorni, ora c’è solo qualche giornata buona per poterlo fare. Adesso – conclude Sartini – faccio il pensionato e realizzo delle piccole reti da 3 o 4 metri da esposizione. Ho tanto materiale e non so cosa farmene. Tutta l’esperienza che ho maturato, però, non vale più niente. Prima le reti si rompevano sempre, ora con gli strumenti tecnologici le barche evitano i relitti e fra i giovani nessuno è capace di lavorarle".

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