Da una farmacia di Cervia oppiacei senza ricetta a Soncin

Cervia
  • 18 ottobre 2025

Gianluca Soncin usava oppiacei e cocaina, ma anche farmaci come il Contramal (oppiaceo sintetico) e Xanax che prendeva in una farmacia di Cervia senza ricetta.

Emerge anche questo dai primi atti di indagine sul terribile femminicidio di Pamela Genini, la 29enne uccisa martedì sera a Milano dal 52enne residente da anni nella cittadina romagnola. Un aspetto spuntato fuori durante i primi interrogatori delle pochissime persone a conoscenza dell’incubo che la vittima stava vivendo da mesi. A mettere nero su bianco quanto emerso è stato lo stesso gip del tribunale di Milano, Tommaso Perna, nelle 13 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata giovedì.

Un tassello in più per ricostruire non solo la personalità di Soncin ma anche lo stile di vita che conduceva, a quanto pare grazie anche all’aiuto economico del padre, titolare di un’azienda di pellame ad Arzignano (Vicenza) di cui Soncin si è dichiarato dipendente prima di avvalersi della facoltà di non rispondere.

A rivelare questo uso non terapeutico di oppiacei e psicofarmaci era stata la stessa Pamela al suo ex fidanzato Francesco Dolci, persona con la quale - come noto - era rimasto in ottimi rapporti anche dopo la fine della loro relazione sentimentale. Anche Pamela, del resto, come già emerso nei giorni scorsi, sarebbe stata costretta da Soncin ad assumere psicofarmaci, un modo per costringerla ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà.

Le minacce e il dito rotto

Tra i motivi che hanno spinto il gip a chiedere il carcere per Soncin ci sono tra l’altro anche le minacce mosse dall’imprenditore a Dolci che, in queste ore, sta ricostruendo con gli inquirenti gli ultimi mesi della ragazza uccisa con 30 coltellate, di cui almeno 3 letali al torace, stando a quanto emerso ieri dall’autopsia. Nel fascicolo dell’accusa sono confluite anche le foto del volto di Pamela, ferita dopo una delle tante aggressioni subite e i messaggi che la ragazza ha inviato all’ex compagno per chiedere aiuto, fino all’ultimo tragico episodio di venerdì nell’appartamento di lei a Milano. «Non un litigio inaspettato - secondo il gip Perna - ma una vera e propria spedizione dell’uomo a casa della donna, decisa almeno una settimana prima». Sì perché secondo Procura e gip, la premeditazione sarebbe scattata nel momento in cui Soncin aveva di nascosto preso le chiavi della ragazza per farne una copia. E proprio dalla perquisizione fatta nella casa cervese di via Cardano sono stati trovati importanti riscontri, tra cui quello legato alle armi. Tredici i coltelli a serramanico sequestrati, dello stesso tipo dei due che l’uomo si era portato a Milano per uccidere; uno con una lama di 8 centimetri e uno (quello poi utilizzato) con una lama da 9. Prova - per gli investigatori - che la volontà omicida era presente da tempo.

Proprio a Cervia c’era stato uno degli ultimi episodi di violenza, come raccontato da una vicina di casa 25enne che l’aveva aiutata la scorsa estate a chiamare un taxi per allontanarsi dall’abitazione dopo una delle tante aggressioni. In un caso l’uomo - stando sempre a quanto riferito da Dolci - avrebbe puntato anche una pistola al ventre di Pamela per costringerla a restare con lui. Non a caso nell’appartamento di via Cardano polizia e carabinieri hanno ritrovato anche una scacciacani a conferma del racconto di Dolci. Nel settembre del 2024, inoltre, Pamela era scappata da Cervia dopo una lite in cui lui le aveva fratturato un dito. Fatti segnalati ai carabinieri di Bergamo dai sanitari del pronto soccorso di Seriate dove la donna si era recata per farsi medicare. Quegli atti vennero poi trasmessi ai colleghi romagnoli, ma Pamela non presentò mai la denuncia necessaria a far partire un’indagine, la ragazza venne infatti dimessa con una prognosi di 20 giorni contro i 40 necessari per un’inchiesta d’ufficio.

Il passato al setaccio

Intanto anche sul passato di Soncin gli inquirenti stanno cercando di mettere ordine per delineare il suo profilo criminale. Figlio di imprenditori del Nord est (i genitori abitano a Porto Viro, dove lui stesso è stato per almeno 20 anni) Soncin viveva in maniera senza dubbio agiata nella stessa città in cui ora abita il figlio, da poco diventato padre e dipendente di un negozio di abbigliamento, lo stesso dove in passato aveva lavorato la madre.

Nel suo passato - oltre all’arresto del 2010 per un ‘evasione milionaria di Iva su auto di lusso dalla Germania - ci sarebbe una denuncia per maltrattamenti risalente al 2011 e formalizzata dalla sua ex moglie. Donna che verrà sentita dagli inquirenti nei prossimi giorni. Un accertamento tecnico irripetibile è stato invece disposto dalla Procura di Milano sui cellullari sequestrati all’uomo.

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