Cervia, Niccolò Amadori a 24 anni ha avuto un’idea vincente: “All’Alto Cocktail festival aspettiamo bartender da tutto il mondo”

Dal mix fra la voglia di riscatto personale e il desiderio di «educare a bere bene e con cognizione». Come nella realizzazione dei suoi cocktail, è nell’intento di trovare il giusto equilibrio fra queste due esigenze che il barman 24enne nato a Cesena Niccolò Amadori pensa e realizza, per il quarto anno consecutivo, la manifestazione di mixology più conosciuta e di tendenza della Rivera Romagnola: “Alto Cocktail Festival”. Sede dell’evento sarà il suo locale “Alto Cocktail Bar” collocato nella panoramica terrazza dell’albergo di famiglia Villa del Mare Spa Resort di Cervia. I primi drink verranno serviti domenica 22 giugno per continuare fino a sabato 28.
Obiettivo
Cresciuto e affermatosi professionalmente tra Cervia, Milano, Francia, Australia, Usa e ovunque lo portasse “l’intraprendenza”, quella di Amadori è una carriera sempre alla ricerca «della profondità, del qualcosa che non sia mai scontato» descrive. Una sorta di missione per sé e per la sua terra. Nata dal confronto con realtà molto diverse, ma stimolanti. «Fin dalla prima esperienza a Milano da “Ceresio” - racconta - ho constato quanto la Romagna faccia fatica ad apprezzare l’eccellenza e le novità. Questo festival che porta a Cervia i migliori bartender, mixologist e chef del pianeta - spiega - ha l’obiettivo di invertire la rotta. Cerchiamo di far crescere nella clientela l’interesse per questo settore: per rendere le nostre zone sempre più internazionali». Una sfida che mira a «un cambiamento culturale». «La mixology – illustra – non può ridursi a spritz o gintonic. Il concetto di aperitivo non è da ricondurre a quello che ti viene dato in accompagnamento al drink: serve focalizzarsi su quello che si sta bevendo. Dietro a qualsiasi preparato - evidenzia - c’è uno studio, ci sono mesi di prove dell’abbinamento, una lunga ricerca dell’equilibrio. Per alcune delle nostre proposte andiamo a raccogliere i fogli di Sambuco, li distilliamo e facciamo il nostro liquore».
Struttura
Attenzione ai dettagli e continuo aggiornamento sono gli ingredienti cardine della ricetta del Niccolò bar manager. «A Milano, Firenze, Roma, Napoli e Venezia, come a Sydney o New York dove ho lavorato, non capiterà mai che un cliente chieda di togliere del ghiaccio dal bicchiere convinto di aumentare il liquido». Pregiudizi. Reticenza verso «il diverso». Poca apertura. «Alto Cocktail Festival vuole ridurre questo gap - ribadisce -. Vogliamo che la clientela acquisisca sempre più consapevolezza di ciò che assaggia. In parte ci stiamo riuscendo: nelle tre precedenti edizioni abbiamo notato consumatori più attenti e curiosi di scoprire cosa si nasconda dietro il drink ordinato. E questo ha permesso di farci notare su scala nazionale e continentale e di entrare nella “Top 500 Bars” al mondo». Anche andando incontro alle richieste del pubblico. «Nelle prime due edizioni del festival – ricorda – ci siamo focalizzati sul cocktail bar ospitando barman di livello. Dall’anno scorso abbiamo inserito anche chef stellati per la loro maggiore risonanza in Italia e in Europa». Piatti pregiati ai quali abbinare drink di spessore. «La ricerca di ingredienti particolari, esotici o semisconosciuti di norma associata alla cucina è la stessa che contraddistingue la creazione di un cocktail - indica Amadori -. Al bel locale, arredato con cura e ricco di confort noi aggiungiamo dei contenuti. Come un servizio cordiale e capace di rispondere alle domande e alle esigenze del cliente», – riporta orgoglioso del suo staff. Altra stagione. Altro festival. Nuove sorprese. Il mix perfetto per «guardare al futuro con grande speranza», conclude Amadori.