Cervia, chiude il chiosco di “Bombolo”, fine di un’epoca

Cervia
  • 10 ottobre 2023

Fine di un’epoca: il chiosco di “Bombolo” sarà abbattuto nell’ambito dei lavori di riqualificazione decisi dal Comune per il vialetto delle Rimembranze. E sul web iniziano già a moltiplicarsi ricordi nostalgici dei bei tempi che furono. All’inizio erano lupini e brustoline, che i giovani compravano da “Bombolo” per consumarli durante le proiezioni del cinema Europa. Negli anni ‘50 fra i cervesi c’era voglia di divertirsi, dopo una guerra che aveva devastato il Porto, alcuni punti nevralgici della città a tante case. E c’era appunto quella bancarella, di fronte al bar dei repubblicani, che calmava per un attimo la golosità. La conducevano Giuseppe Zannoni e la moglie Carla, personaggi che con il tempo hanno assunto le sembianze del simbolo di una generazione. Poi all’elenco delle “loverie” si erano aggiunti le caramelle, lo zucchero filato e i pop corn, tutte proposte irrinunciabili per le uscite da scuola e le domeniche pomeriggio. Una passeggiata nel viale Roma, con in bocca quelle caramelle gommose che lasciano un retrogusto di beatitudine, oppure quelle liquirizie che inneggiano alla frescura, e lo “struscio” si consumava felicemente. Ma Bombolo è diventato famoso anche per le figurine dei calciatori, che caratterizzarono l’epoca del calcio in bianco e nero rigorosamente differito. La voce di Nicolò Carosio sembrava descrivere quei volti, apparentemente immobili, ma che si animavano al momento degli scambi fra gli appassionati - collezionisti. Poi la bancarella si fece chiosco, e comparvero anche i quaderni, la carta assorbente e l’inchiostro. Altri tempi, quando al posto delle penne c’erano le cannette nelle quali infilare i pennini. Infine, come quando finisce un sogno, Bombolo passò la mano e negli anni ‘90 subentrò nella gestione Antonella Zoffoli. Ma la goduria continuò ancora per qualche tempo. «Siccome il chiosco era fatiscente lo rifeci nuovo - racconta lei - dipingendolo di verde. I tempi erano cambiati, le nuove leggi sanitarie imponevano il lavandino a pedale e il bagno obbligatorio. L’ho tenuto fino al dicembre 2012, dovendolo cedere perché ero ammalata. All’epoca tenevo aperto fino all’una e mezza di notte e vendevo pure i giocattoli, oltre alle mitiche frizzi pazzy. Non le figurine dei calciatori, però, perché non erano comprese nella licenza, anche se ne ho trovate ancora nelle bustine persino sotto la struttura. Non ho fatto in tempo ad andarmene per farmi curare - precisa -, che poi sono arrivati i Nas da Bologna, chiudendo l’esercizio e mettendovi i sigilli. Ora ho il cuore spezzato perché mi dicono che lo butteranno giù. Io non ne vedo proprio la necessità: dentro ha ancora il banco frigo». Anche i nipoti degli Zannoni ora supplicano l’Amministrazione di «non farlo», ma difficilmente il chiosco resterà al suo posto, dopo 10 anni di chiusura. Prima di andare a scuola era lo “snodo” di tutti gli alunni, mentre adesso i genitori chiedono che nel vialetto si intensifichino i controlli contro lo spaccio di droga. E finite le figurine spuntano le telecamere.

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