CERVIA. «Grazie a tutti quelli che esprimono il sì al dono degli organi... Senza quel sì io adesso non ci sarei». Eccolo qui Achille Abbondanza, 53 anni, cervese, un lavoro all’aeroporto di Rimini, consigliere comunale a Cervia e tante attività nel mondo del volontariato dal livello locale a quello europeo. Sposato con Irene e padre di Nicola e Federico. L’estate scorsa ha partecipato a Dresda ai Giochi mondiali dei trapiantati: nuoto, corsa, lancio del peso, ciclismo... Una cosa inimmaginabile 10 anni fa.
Achille cosa accadde 10 anni fa?
«In realtà si può dire che tutto è iniziato due anni prima. Sono sempre stato una persona attiva: calcetto con gli amici, mountain bike, sup, windsurf, sci, vela... Un giorno mentre faccio una camminata con mia moglie e i miei due figli verso il rifugio Vajolet mi accorgo che non sono più quello che aspetta gli altri e li incita, anzi il contrario. Faccio una grande fatica ad andare avanti».
E cosa succede?
«Torno a casa e vado dal medico. Vede che il cuore sta bene e mi consiglia di rimettermi in forma. Insisto a cercare di mettermi in forma ma il fiato è sempre corto. Due anni dopo faccio un giro in bicicletta e dopo solo 5 chilometri mi devo fermare perché ho una crisi respiratoria... Stavolta facciamo prima una lastra ai polmoni e poi dopo tanti esami e accertamenti mi diagnosticano una patologia rara che colpisce gli alveoli polmonari. Si chiama Fibrosi polmonare idiopatica».
Di cosa si tratta?
«E’ una malattia che poco alla volta compromette la funzionalità dei polmoni: dai 3 ai 5 anni di vita. Sono entrato di colpo in un mondo che non conoscevo».
Come reagì?
«Ho iniziato a pensare a quello che avrei potuto vedere oppure no, a passare dal tempo misurato a quello vissuto: sì, forse il diploma del mio figlio grande lo avrei visto... Capii che c’era poco da scherzare e cambiai il mio stile di vita. Per contrastare la perdita di efficienza dei polmoni dovevo fare la giusta attività fisica. Ho iniziato a pedalare circa tre volte a settimana, sempre sotto controllo medico perché si rischia di farsi del male quando la saturazione scende sotto il 90%. Mi avvicino al mondo delle associazioni. Conosco prima l’Associazione Morgagni Malattie Polmonari di Forlì e poi la Federazione Ipf e la loro attività. Così, per esempio, con a fianco mio padre più che ottantenne, ho fatto Padova-Roma in bicicletta con il concentratore di ossigeno sulla schiena, per sensibilizzare sulle malattie rare polmonari».
Quando cominciò a pensare al trapianto?
«La ricordo come una delle giornate più brutte della mia vita. Mi dissero che avrei dovuto cominciare a pensare al trapianto e mi indirizzarono al centro di Padova, ma mi dissero anche che sarei potuto entrare in lista d’attesa solo nel momento in cui sarebbero mancati circa due anni dalla fine... Si deve intervenire prima con chi sta peggio... C’è gente che è arrivata al trapianto quando era ormai allettata. E posso testimoniare che ho perso diversi amici, morti mentre erano in lista d’attesa (e tanti anche con il Covid)».
Con lei cosa è successo?
«Nel 2021 la mia situazione peggiora e vengo inserito nella lista. Nell’ultimo anno le funzionalità dei polmoni erano diminuite tanto e in 3 o 4 occasioni ero stato ricoverato. Ci fu una prima chiamata a gennaio del 2022 ma purtroppo i polmoni non erano idonei... perché può anche capitare questo... Quando infine arriva il giorno del mio trapianto, il due aprile del 2022, io ormai ero al punto di dover ricevere ossigeno sette giorni su sette e 24 ore al giorno. Era molto faticoso persino andare in bagno o fare la doccia...».
Dove è stato operato?
«A Padova... Andammo su io e mia moglie, e mio fratello dietro con l’altra macchina».
E come è andata?
«Tre settimane dopo mi hanno mandato a casa. Ti sembra tutto meravigliosamente bello... Poter fare le scale senza avere il fiatone! La chiamano la luna di miele... In realtà non è che funziona tutto al 100% ma riesci a fare tantissime cose. L’attività fisica mi ha fatto tanto bene! Alla fine dell’estate avevo già fatto una Cervia-Longiano in bicicletta con mio babbo e gli amici».
E non si è fermato...
«Certo che no, a un anno e sei mesi dal trapianto ho partecipato ai giochi italiani dei trapiantati vincendo la medaglia d’oro nei 50 stile libero e poi quest’anno ad agosto 2025, sono andato con la nazionale ai Mondiali dei trapiantati a Dresda, in Germania. È stato bellissimo. C’erano circa 1.700 atleti. Io e Pol abbiamo fatto i 30 chilometri in bici, i 50 stile libero a nuoto (e poi anche la staffetta 4x50 per l’Italia grazie al mio tempo), i 100 metri piani e il getto del peso».
Chi è Pol?
«E’ l’amico sconosciuto che porto dentro di me. È la persona sfortunata (ho saputo che era un giovane) che grazie al suo SI al dono ha portato la rinascita a diverse persone... sì perché da una persona donatrice si possono salvare fino a sette vite. Io ho ricevuto i polmoni e magari altre persone altri organi importanti. Per questo invito tutti a diventare donatori di organi. Io avevo dato il mio consenso prima di scoprire il mio male ma non immaginavo potesse servire a me. Pensate a come ci si possa sentire se invece si rifiuta quel sì e poi ci si trova ad aver bisogno di un trapianto! Io ho avuto la fortuna di vedere tante cose: il diploma e la laurea di Nicola, la patente di Federico e tanto altro ancora... Sono emozioni che non avrei mai potuto vivere senza questo dono immenso. Per questo non posso che dire grazie a tutti quelli che esprimono il sì».