Cervia, studentesse palpeggiate, aperto il processo al prof
Gli studenti e le studentesse dell’istituto lo avevano soprannominato “Pedofilo”. Un appellativo senz’altro forte, soprattutto se usato per riferirsi a un professore. Eppure altrettanto grave è il presunto motivo di quel nomignolo, legato all’atteggiamento che il docente aveva in classe nei confronti di alcune allieve, le quali, dopo l’iniziale imbarazzo, hanno raccontato al preside il disagio provato durante le lezioni. Il prof, un 64enne originario di Rimini e residente a Ravenna, all’epoca insegnante all’istituto Alberghiero “Tonino Guerra” di Cervia, si sarebbe lasciato andare in massaggi, strusciamenti e gesti inconsueti sconfinati in veri e propri palpeggiamenti nei confronti di almeno nove allieve. Tre di loro sono state sentite ieri in apertura del dibattimento, davanti al collegio penale presieduto dal giudice Federica Lipovscek (a latere i colleghi Beatrice Marini e Cristiano Coiro), per raccontare i fatti che ora vedono l’insegnante a processo per violenza sessuale aggravata.
Palpeggiamenti e massaggi
Ad accusarlo sono ragazze ora di 17 e i 18 anni, che tra settembre 2018 e marzo 2019 - questo il periodo finito nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Angela Scorza (ieri sostituita dalla collega Marilù Gattelli) - frequentavano la terza. Un tipo chiacchierato, il prof, non solo in quella classe: «Si alzava dalla cattedra mentre spiegava o quando chiedevamo chiarimenti per gli esercizi dei compiti in classe, veniva dietro la sedia e ci massaggiava le spalle e il collo, poi si appoggiava con le parti intime alla nostra schiena»; oppure «arrivava a sfiorare il seno o a toccarlo nella parte superiore». Stando ai racconti uditi ieri in tribunale, gli episodi si ripetevano «a ogni lezione», quasi con tutte le alunne.Ci sarebbero stati anche pretesti per allungare le mani. Come durante la misurazione dell’altezza delle studentesse, o quando, per annotare la circonferenza del polso, aveva appoggiato la mano di una delle alunne sulle sue parti intime. Gesti ritenuti troppo equivochi, ai quali si erano sommate battute infelici: “Se la violento voi non dite nulla, vero?”, avrebbe scherzato con le allieve abbracciando una compagna in occasione del suo compleanno. Una dimostrazione d’affetto ritenuta fuori luogo, così come lo era stata la proposta che il docente aveva fatto per la meta della gita: «Le terme». Tra i metodi didattici “singolari” anche le flessioni fatte fare come “punizione”, colte dalle giovani come ulteriori stratagemmi per arrivare al contatto fisico.