Cervia sotto il segno di Venditti - Le foto e la recensione

Una serata magica in piazza Garibaldi a Cervia con Antonello Venditti in occasione dell'anniversario dell'album "Sotto il segno dei pesci". Le foto di Gianmaria Zanotti . E la recensione di Claudia Rocchi.

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Duecento cinque minuti ininterrotti di canzoni, musica, di storytelling della vita; la piazza di Cervia gremita di intrecci generazionali, assorta, partecipe di quel racconto che in parte sente anche suo. Il concerto celebrativo “Sotto il segno dei pesci”, sabato nell’unica data romagnola, ha fatto rivivere un come eravamo che “è ancora presente” con canzoni scritte in oltre quaranta anni “che portano dentro il futuro”. Sul palco ricco di musicisti un Antonello Venditti a metà fra storyteller e cantautore, ancora in jeans e occhiali neri come i (pochi) capelli. Apre con la speranza di “Raggio di luna” e si addentra nella sua storia personale. Racconta con sincerità, si concede con generosità e resistenza a una scaletta di trenta pezzi, confida, nel concerto fiume di tre ore e mezza, molta della sua vicenda personale, che diventa una pagina di storia della sua Italia “politica” e battagliera, e dei fan che l’hanno attraversata. “I ragazzi del Tortuga” , Giulio Cesare” , “Piero e Cinzia”, fino a “Lilly” cantata con strazio e rabbia, anticipata da un lungo discorso su l’eroina di quei Settanta e sul “rifiuto umano verso i drogati”.
Non dimentica gli amici, Venditti, che l’hanno aiutato a diventare ciò che è oggi. “Sono felice di essere in terra di Romagna, terra libera! Per me la Romagna ha un nome: Libero Venturi di Cesena, ero di casa in via Aurelio Saffi. Un impresario bravissimo d’altri tempi, grazie al quale 41anni fa feci la tournée più lunga, dal maggio al settembre 1978. Questo concerto e “Sotto il segno dei pesci” lo dedico a lui”. Ricorda anche Lucio Dalla che gli fu angelo custode in un momento di disperazione dopo la separazione e lo portò a “Ci vorrebbe un amico” ; cita Ultimo, che oggi sostiene come Dalla fece per lui allora. Ricorda anche il “fratello” Francesco De Gregori a cui dedicò il pezzo “Francesco” dopo la separazione dalla etichetta Rca. Cita l’attrice Ilaria Occhini morta ieri, “ipoteticamente mia suocera, in questi giorni continuano ad andarsene dei pilastri”. Parole che entrano dentro e melodia che trascina. Così quando passa al pianoforte per intonare il trittico “Compagno di scuola”, “Ci vorrebbe un amico”, “Notte prima degli esami”. Poi chiama sul palco la sua storica band di allora, Strada Aperta, con cui pretese di suonare, sbattendo la porta a quelli della Rca. E arrivò “Sotto il segno dei pesci” , ieri cantata a squarciagola da tutta la piazza accompagnata da grande orchestrazione. Arriva l‘emblematica “Bomba o non bomba” e “Sara”mentre una fan lo omaggia di cartoccio con piadina. Di nuovo pasionario: “Salviamoci dall’odio e dal potere, è schifoso, non esiste il potere giusto” e canta “L’uomo falco”. Fino alle hit del cuore: “Amici mai”, “Alta marea”, “Benvenuti in paradiso”, “In questo mondo di ladri”, con una piazza che canta e balla. Arriva la chiusa “Grazie Roma”; l’orologio del Comune segna dieci minuti all’una. Grazie Venditti.

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