Cervia, il rapper: "Black list in discoteca". Poi il dietrofront

Cervia

Un post dell’artista che di lì a poco avrebbe iniziato il concerto su una presunta “selezione” all’ingresso con tanto di lista dei nomi dei presunti esclusi. Commento poi cancellato dallo stesso autore prima della replica della direzione del locale. «Non c’è stata nessuna discriminazione per gli accessi. Erano solamente delle mere prenotazioni dei tavoli, gestite autonomamente dai singoli pr (gli addetti alle pubbliche relazioni, ndr), e per le quali non c’è nemmeno nessun costo, proprio perché non si tratta di una prevendita del biglietto». E’ quanto affermato dalla direzione della discoteca Indie in relazione alla narrazione apparsa nella pagina Instagram del rapper Rondodasosa, dopo che l’artista ha postato una storia mostrando uno screenshot con una sfilza di nomi stranieri, 28 per l’esattezza, che non avrebbero potuto partecipare al suo concerto andato in scena sabato sera nella discoteca di Cervia. «È una normale procedura di prenotazione dei tavoli che viene utilizzata ogni sabato – spiegano dal locale – e per ogni evento alcune di queste vengono modificate o cancellate per tante variabili, dalle condizioni meteo avverse che non garantiscono l’apertura della parte estiva alla disdetta o diversa esigenza dei singoli clienti. Di cancellazioni se ne verificano almeno un centinaio ogni settimana, quasi sempre concordate dai clienti con i relativi pr, e riguardano ragazzi e ragazze di qualsiasi etnia ed età. Proprio come è successo sabato. Ma non c’è stata alcuna discriminazione. Questo è categorico. I clienti a cui è stata annullata la prenotazione non sono solo quella trentina immortalati su Instagram. E comunque basterebbe guardare una foto delle centinaia di ragazzi stranieri tranquillamente in pista ad ascoltare l’esibizione dell’artista».

Una versione che deve aver convinto anche lo stesso Rondodasosa. Poche ore dopo infatti l’artista ha cancellato il post della discordia. Peraltro dal locale fanno notare un particolare che dovrebbe fugare ogni eventuale dubbio. «La cancellazione della prenotazione tavoli non comporta la negazione dell’accesso al locale – sottolineano i gestori –. L’ingresso è garantito a tutti, a meno di un sold out del locale, una condizione che sabato non si è verificata». A tal proposito, nel pomeriggio di ieri – dopo che quella lista di nomi era diventata virale – secondo alcuni ragazzi almeno un paio di nomi della “black list” erano normalmente entrati in discoteca, rimanendovi a ballare e a divertirsi fino tardi.

Già nel luglio scorso il locale si era dovuto difendere da un’accusa dello stesso tenore. A sollevarla, il padre di un giovane secondo il quale gli amici erano stati fatti passare mentre il figlio, di origini senegalesi ma adottato dall’età di 5 mesi, no. L’uomo aveva scritto a Regione e quotidiani ritenendo che il ragazzo fosse stato discriminato per le sue origini. Accusa smentita dalla direzione che aveva rimarcato come il giovane fosse stato «fatto entrare in discoteca», rimarcando poi come nel locale «lavorano decine di ragazzi di colore, se fossimo razzisti questo non avverrebbe».

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