Cervia, bimbo incastrato nell’idromassaggio in hotel: condanna per gestori e manutentore

Un bagno nella vasca idromassaggio dell’hotel gli era stato quasi fatale. Otto anni appena, e il rischio di morire annegato. Risucchiato per un braccio dal bocchettone, il era finito con la testa sott’acqua. Incastrato, era stato salvato per un soffio dal cuoco della struttura alberghiera, che effettuando una delicata rotazione era riuscito nel miracolo, affidando il bimbo alla respirazione cardiopolmonare effettuata dalla madre, operatrice sanitaria. Un dramma sfiorato quello avvenuto in un hotel di Pinarella di Cervia, per il quale ora è giunto un decreto penale di condanna nei confronti di tre dei quattro iniziali indagati. Si tratta dei due titolari della società che gestisce la struttura ricettiva e il manutentore della vasca. Archiviata invece la posizione del proprietario dell’hotel. Ora i tre indagati, accusati di lesioni colpose, avranno la possibilità di opporsi, decidendo di difendersi nel merito delle accuse. Oppure potranno accettare la condanna ed estinguere la pena attenendosi alla pena pecuniaria.


Attimi di paura

La vicenda risale al luglio di un anno fa. I genitori del piccolo, provenienti da Milano, erano nell’area piscina, attenti su due fronti: quello del figlioletto più piccolo, a mollo nella vasca con l’acqua bassa e ritenuto dunque non in una situazione di pericolo, e sulla sorella più grandicella, immersa nella piscina più profonda. Era stato un attimo e il braccio era finito dentro il bocchettone fin quasi alla spalla rimanendo incastrato con un effetto ventosa. Inutili le iniziali manovre per sbloccarlo. Tant’è che nel panico generale i presenti avevano pure iniziato un disperato tentativo di svuotare la vasca a mano. Provvidenziale, come detto, l’intervento di un ragazzo in servizio in cucina.


Legionella nei polmoni

Trascorse alcune settimane. mamma e papà del piccolo avevano sporto querela sul finire dell’estate scorsa, dando via all’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Silvia Ziniti. Un’indagine articolata su più fronti, a partire dal pericolo di vita corso dal bambino. Secondo il medico legale a suo tempo incaricato, il tempo di circa un minuto trascorso con la testa sott’acqua non era stato prolungato al punto da fargli correre un reale pericolo di vita. Diverso sarebbe stato invece se la permanenza si fosse prolungata per due o tre minuti. Cosa che in realtà sarebbe potuta accadere se solo il dipendente dell’hotel non fosse riuscito a sbloccare il braccio dal bocchettone. Una valutazione che aveva suscitato la perplessità dei genitori. Nelle loro osservazioni, era emerso anche un altro aspetto: il fatto che nei polmoni del minore le analisi fatte in ospedale avessero individuato tracce di legionella.


Impianto sotto sequestro

Poi c’è l’altro fronte dell’indagine, quello della consulenza affidata alla dottoressa mantovana Rossana Prola, esperta in infortuni legati all’utilizzo di impianti natatori. Da qui sarebbero emerse alcune irregolarità tecniche relative la sicurezza dell’impianto. A partire dalla mancanza di una grata di protezione in prossimità del bocchettone dell’idromassaggio. Ecco perché ora la procura individua gestori e manutentore tra le figure penalmente responsabili di quanto accaduto. Non il proprietario. Perché l’installazione della griglia, era da ritenersi una sorta di piccola manutenzione. A quasi un anno dai fatti la vasca è ancora sotto sequestro. L’intenzione – a quanto pare – è di demolirla non appena saranno tolti i sigilli.

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