Cervia, accusato di palpeggiamenti in classe, assolto l'ex prof: "Mi hanno rovinato la vita"

Ha trattenuto il fiato fino alla fine, per poi lasciarsi andare in un pianto liberatorio una volta uscito dall’aula, assolto, “perché il fatto non sussiste”. Si è chiuso così il processo che vedeva imputato un professore accusato di violenza sessuale nei confronti delle allieve di una classe dell’istituto alberghiero di Cervia, che tra il 2018 e il 2019 lo avevano etichettato come “il pedofilo” lamentando di essere state vittima in più occasioni di palpeggiamenti, strusciamenti e atteggiamenti altrettanto ambigui durante le sue lezioni. Il docente, 66enne originario di Rimini ma residente a Ravenna, ora è in pensione. All’epoca era insegnante di alimentazione, e finì per tre mesi agli arresti domiciliari quando partì la denuncia che diede il via all’indagine, raccogliendo le testimonianze di 9 sue studentesse. Alla luce delle loro accuse, ieri la Procura ha chiesto la condanna a 4 anni.

«Mi hanno rovinato la vita»

In lacrime l'ex professore dopo la sentenza. Verso le ragazze che lo hanno accusato prevaleva l'amarezza più che il rancore: «Hanno fatto una stupidata, spero che gli serva da lezione e che capiscano che non si può rovinare la vita a una persona come hanno fatto a me. Io, per questo fatto, sono dovuto andare in pensione. Cosa dovevo fare? Senza stipendio, guardato male da tutti... Mi hanno aiutato i miei ragazzi».

La teoria del “contagio”

Trent’anni di insegnamento, 240 classi e diverse migliaia di ragazze avute come studentesse. Su questi numeri hanno puntato i difensori dell’imputato, gli avvocati Ermanno Cicognani e Maurizio Taroni, durante la loro arringa. Come mai - hanno sollevato il dubbio - solo le ragazze di un’unica classe, seppure in numero elevato, lo hanno accusato? Per i legali la vicenda non sarebbe «frutto di una malevola e preordinata invenzione». Di certo una delle studentesse, considerata dagli avvocati la «leader del gruppo», aveva avuto uno scontro con il prof. Su questo sfondo sarebbe nato un sospetto, «maturato individualmente», che avrebbe “contagiato” alcune fra le altre compagne: hanno raccontato di toccamenti “fino a sopra il seno, tra le spalle e il seno, tra la clavicola e il seno”, definiti dai legali «gesti difficili da interpretare con certezza». Sarebbero stati enfatizzati e raccolti in una specifica chat contro il docente. Episodi che le stesse giovani, nel corso del processo di fronte dal collegio presieduto dal giudice Cecilia Calandra (a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro), hanno riferito - alcune - scoppiando in lacrime nel ricordare lo choc a suo tempo denunciato.

«Sfacciate nel cambiare versione»

Quegli stessi racconti, per la difesa, sarebbero cambiati nel corso del tempo, in una «sfacciataggine nel cambiare versione» confidando che «tanto sarebbero state credute». Chi non supportava il gruppo, «veniva bullizzato». E’ quanto gli avvocati dell’imputato hanno evidenziato riportando i messaggi di una chat, intitolata “Le furie romagnole”, dove, nel commentare la notizia dell’arresto del professore, un ragazzo era intervenuto azzardandosi a mettere in dubbio la parola delle compagne. Per quell’intervento era stato ricoperto di insulti. E’ l’esempio di quello che era divenuto «un clima di terrore in classe» dove non si parlava di altro se non delle presunte molestie del prof.

Il consiglio per il risarcimento

Infine, per smontare la credibilità delle tre principali accusatrici del docente, la difesa ha citato un più recente episodio che sarebbe accaduto nello stesso istituto, riguardo la presunta relazione sentimentale tra un altro professore e una studentessa. Il caso, divenuto oggetto di un’assemblea d’istituto avrebbe portato le stesse ragazze (divenute rappresentanti d’istituto) a suggerire alle altre come comportarsi nell’ottica di ottenere un risarcimento.

Sullo sfondo della vicenda, infine, c’era anche un alterco fra professori, per via degli orari di lezione gestiti dall’insegnante di alimentazione. Curioso, ravvisa la difesa, che proprio il chi aveva promesso “vendetta” dopo lo screzio, avesse poi incoraggiato le ragazze a denunciarlo: «Solo dopo avere parlato con lui - aveva riferito una delle giovani - ho capito che quegli atteggiamenti amichevoli in realtà erano intimi».

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