Centro autismo, i genitori chiedono una nuova sede

Rimini

«Trasferite il Centro autismo al Colosseo, com’era previsto. L’attuale sede è inadeguata, priva di ascensore, parcheggi e impianto di raffrescamento». A lanciare l’appello, scrivendo ai vertici Ausl, è Ivana Amaducci nella «duplice veste di cittadina e mamma di un ragazzo con la sindrome di Asperger», rimarcando che la struttura segue «quasi 650 casi, con una lista di attesa di altri 140, rispondendo quindi a un bisogno crescente, anzi dirompente». Mentre l’assessore alla protezione sociale, Kristian Gianfreda, la riceverà stamani, dall’Azienda sanitaria replicano che lo «slittamento della sede non è dipeso da mancanza di volontà anche se - riconoscono - questo non giustifica il disagio, bensì dalla pandemia e dalla condivisione con il Comune di nuove scelte relative all’ubicazione del servizio sociale ad oggi nel Colosseo di via Coriano». Quanto al centro Autismo di Rimini, raggiunto al telefono, conferma le «criticità esistenti», dichiarando di essere a «conoscenza tanto della lettera della signora Amaducci quanto della replica scritta dal dottor Mirco Tamagnini, direttore del distretto sanitario di Rimini».

Centinaia di famiglie

Frequentando da circa 13 anni il Centro di via D’Azeglio a Rimini, la mamma sottolinea «una dicotomia terribile» perché la sede non è all’altezza «di un’eccellenza» che sopravvive «nello sconsolato e sgangherato scenario della sanità pubblica grazie all’impegno, coraggio e passione degli operatori». Stilando l’elenco delle criticità, prima denuncia la mancanza «di ascensore, impianto di raffrescamento e parcheggio anche per chi lavora nell’edificio, il che comporta per i genitori multe a iosa per attendere i figli, minori e con difficoltà, che - rimarca - non sono pacchi da lasciare e ritirare». Di seguito punta il dito sui dettagli come «gradini altissimi di altra epoca, finestre troppo basse e pericolose, stanze inadeguate e anguste per le attività». Uno scenario, aggiunge, aggravato dal Covid, quando la «sala d’attesa ha traslocato all’esterno sotto un tendone bollente a 40 gradi d’estate e al gelo e al fango d’inverno, senza servizi igienici, solo con qualche sedia in plastica improvvisata e gli operatori costretti a fare su e giù per smistare il traffico». Al netto dei ricordi, a primavera Amaducci scopre che da tempo sono state progettate e realizzate presso il Colosseo stanze ad hoc dove trasferire il Centro autismo, ora occupate dagli uffici “Sicurezza sul lavoro-prevenzione”». Perciò chiede a gran voce «quel cambiamento che restituirà dignità a famiglie e ragazzi, relegati come “serie B”, nello scantinato del Servizio pubblico».

L’Azienda sanitaria

Dall’Ausl rispondono che il «problema è oggetto di particolare attenzione già dal lontano 2020, quando si è avviata l’attuazione del piano per il trasferimento presso il Colosseo». A far congelare il progetto è stato, prosegue l’Ausl, «l’avvento della pandemia» che, specie nella fase acuta, ha determinato l’insorgere di «nuove urgenti esigenze e diversa occupazione degli spazi del Colosseo da parte del Dipartimento di Sanità pubblica con riorganizzazione nel settembre 2021». Per gli spazi, conclude l’Azienda, si è agito «sia sui servizi sanitari aziendali che su quelli sociali del Comune situati sempre presso il Colosseo, condividendo uno specifico piano» con un ulteriore impulso registrato lo scorso gennaio, nonché incontri a breve in calendario con l’assessore competente.

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