Centri di incontro tra racconti e memoria

«I centri d’incontro sono luoghi dove persone più o meno giovani si ritrovano. È un luogo dedicato a persone con problemi o difficoltà di memoria, dove non ci sono differenze “qui siamo tutti nella stessa barca, ci si capisce”, un luogo dove le memorie vanno in altalena e dondolando ritrovano i ricordi, le emozioni legate a quel momento e si raccontano. Mi piace definirli “indisciplinati” in alcuni momenti dell’incontro, c’è talmente tanta energia, che quasi si fatica a contenerli, perché tutti hanno il desiderio di “essere” ognuno con i propri limiti o difficoltà, ma vogliono dire, raccontarsi, parlare e noi ascoltiamo, accogliamo. Arriva poi il momento degli esercizi, dove devono misurare la loro memoria. Capita ci sia timidezza, imbarazzo, timore, e noi presenti pronti ad intervenire per limitare eventuali disagi o difficoltà, ma scatta invece l’aiuto del vicino di sedia, la solidarietà di chi ha imparato a giocare con i “vuoti”, il suggerimento, la risata per una “boiata” detta, le tensioni individuali calano tutto si ridimensiona. Fantastici! Sono semplicemente uniti da una corda che si assottiglia ed unisce tutti, la memoria. Nessun timore aleggia più nella stanza “qui siam tutti uguali “. Il pomeriggio cosi trascorre veloce, e loro si applicano, si misurano, si divertono, sorridono, cercano conferme, desiderosi di sapere che “la memoria ce la può ancora fare”. Tutto questo da due mesi ormai non c'è più. Il Covid porta via ancora più memoria a chi non ha ancora molto tempo per sapere se questa l’accompagnerà sino alla fine. Mi manca il tempo al centro, manca a tutte noi. Mi manca il cerchio dove all’interno si sviluppa la magia della non memoria. Accadono situazioni uniche, simpatiche, frizzanti, dove nessuno si mette limite. Mi piace mettermi al centro del cerchio e giocare, scherzare e tutti, chi più chi meno, raccolgono; “che pataca ci, .. ci granda e grossa e …” Sorrisi, risate, si lasciano andare. C’è sempre qualcuno che resta dietro le quinte, ma fa parte del gioco, e alla fine tutti son protagonisti, desiderosi di essere.’ Bellissimo è anche il grande tavolo del lunedì, dove intorno ci sediamo vicini, fianco a fianco anche nell’unione. Si comincia, penne alla mano fogli da riempire, sguardi attenti, anche sorridenti e comincia l’esercizio che dovrebbe essere talvolta anche individuale, ma spesso ho la sensazione che ci sia un unico grande individuo. Si scherza, c’è tanta autoironia tra di loro. La concentrazione sull’esercizio, capita, si allontana, ma parlare resta e si forma un grande quadro, al cui interno il pittore disegna con colori pastello i suoi soggetti, con sfumature infinite, ed è un quadro in continuo divenire. Mi mancano i lunedì e i giovedì. Penso alla videochiamata come un’idea ed un mezzo geniale. Tutte noi, ognuna con un compito, entriamo nelle loro case ed avviene uno scambio di case, che entrano ed escono con fluidità, senza interrompere quel flusso d’ energia, emozioni, sentimenti che si creano al Centro. Il mio pensiero corre a loro e penso a quanto sono grandi! Corre ai volti incerti, agli occhi pensierosi, a qualche sguardo un po’ perso, ai sorrisi trattenuti e scorrono davanti a me i volti di tutti, uno ad uno. Mi domando dove sono il lunedì e il giovedì, nei momenti in cui dovrebbero essere con noi. Mi piace immaginare che la loro memoria stia giocando con il tempo che passa, mentre scivola tra i ricordi, dove ci sono anche i nostri volti».

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