Centoventi opere, 100 artisti: nasce il “B-Archive” di Rimini

Cultura

RIMINI. Più di centoventi opere in esposizione. Cento gli artisti rappresentati. Disegni antichi, storici e numerosi disegni contemporanei. La mostra “B-Archive”, nell’ala nuova del Museo della Città, aperta da ieri fino al 15 settembre, è un viaggio per ripercorrere la storia delle tre edizioni della Biennale disegno Rimini, grazie alle opere donate dagli artisti stessi al Museo della Città, e per pensare al futuro dell’Archivio Biennale disegno.
Ieri pomeriggio l’inaugurazione. La mostra, a cura di Alessandra Bigi Iotti e Franco Pozzi, insieme all’Archivio Biennale Disegno curato da Annamaria Bernucci, Alessandra Bigi Iotti, Piero Delucca e Franco Pozzi, sostenuti dall’appoggio dell’ex assessore Massimo Pulini, apre la strada a possibili prossimi sviluppi, quali la realizzazione di una biblioteca specifica dedicata al disegno in cui conservare cataloghi consultabili, un ampliamento della fototeca relativa a opere e performance e all’individuazione di uno spazio apposito dove conservare ed esporre le opere.
Una finestra su tutto ciò è “B-Archive”. Una vera e propria immersione nell’affascinante universo dell’arte del disegno, accompagnati dalla frase-simbolo dell’esposizione: «Nulla dies sine linea», nessun giorno senza una linea (come diceva il pittore Apelle secondo quanto racconta Plinio il Vecchio).
«Nell’antichità i disegni erano considerati i primi pensieri, o i pensieri primi, traduzione immediata di sensazioni e sentimenti – spiega Franco Pozzi, anche artista, collezionista e studioso –. Gli strumenti con il tempo non sono cambiati, sono gli stessi, matita e foglio, e disegnare è un modo di rappresentare quello che c’è fuori e dentro di sé. In passato i pittori usavano i disegni per gli studi privati, si pensi al Guercino e a molti altri. Oggi disegnare è legittimo e ha un valore profondo riconosciuto».
Cosa c’è da vedere
Così, addentrandosi negli ambienti dell’ala nuova, si potranno ammirare il bozzetto per il sipario del Teatro Galli “Cesare che varca il Rubicone” di Francesco Coghetti (1856-57), la litografia con il ritratto di Giuseppe Verdi realizzata da Bedetti nel 1857 o il raffinato bozzetto per decorazione di Galileo Chini e altre opere ottocentesche, per poi essere abbracciati dalle molteplici creazioni contemporanee donate con generosità dagli artisti che hanno partecipato alle tre Biennali o hanno esposto alla Far.
Tra i nomi più affermati Davide Benati, Giovanni Frangi, Vittorio D’Augusta, Graziano Pompili, ma anche opere di giovani che si sono avvicendati al Cantiere disegno. Un patrimonio che nel complesso supera il valore di 200mila euro.
«Artisti con percorsi, età e provenienze molto diversi – sottolinea la storica dell’arte Alessandra Bigi Iotti –, per questo si è pensato a raggrupparli in macro categorie, a seconda dello spirito delle loro opere. Nella sala chiamata “Nulla” sono esposte le opere più concettuali, in “Sine” quelle anche figurative dove è presente il senso del togliere, del sottrarre. In “Dies” i disegni più legati alla natura, alla vita, appunto al giorno. Infine in “Linea” quelle più legate al tratto».
La china di Denis Riva, il carboncino per il “Don Xhisciotte” di Amanda Chiarucci, la tecnica mista di Concetta Ferrario, il collage dedicato a Rimini di Francesco Bocchini, la tempera acrilica di Marco Smacchia. In una piccola stanza gli occhi iperrealisti e indagatori di Vania Comoretti. Solo per citarne alcuni. Opere di ricerca e sperimentazione che sono la caratteristica più specifica della forma espressiva del disegno.
«Il disegno mi dà l’illusione di avere cura dei sogni, assecondare le fragilità e avvicinarmi alla verità senza paura» ha scritto l’artista Emilio Nanni in occasione della Biennale 2018 e nel tratto, nel segno, ora definito, ora sfumato, preciso o distratto, la via per la ricerca di sé e del mondo.
Orario: da martedì a domenica ore 10-19, mercoledì di agosto ore 10-23. Info: 0541 793851

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