Cecchi (Confindustria Nautica): "Economia del mare assente dal dibattito politico"

GENOVA. Un settore in forte espansione che non è tenuto nella giusta considerazione dalla politica. La nautica si ripresenta oggi al Salone di Genova (22-27 settembre) e il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi spiega lo scenario in cui si muove il settore.

Presidente, l’industria italiana della nautica sembra in buona salute. In certi casi ci sono aziende che non riescono a star dietro alle richieste e devono rifiutare clienti o posticipare parte della produzione agli anni a venire. Può confermarci questo quadro positivo? È tutto oro quello che luccica o ci sono delle zone d’ombra? Grandi aziende e piccole aziende vivono questo momento allo stesso modo o ci sono delle differenze?

«Confermo: l’industria della nautica da diporto è un settore in piena salute che, anche nel 2021, ha visto una crescita reattiva e solida, con positive prospettive anche per l’anno nautico in corso. Le stime dell’Ufficio Studi di Confindustria Nautica confermano per l’anno 2021 una possibile crescita del fatturato globale del settore intorno al 30%. I dati definitivi di consuntivo 2021 – che saranno presentati come ogni anno al Salone Nautico il 22 settembre nell’ambito della conferenza Boating Economic Forecast - porterebbero quindi alla soglia dei 6 miliardi di euro, tornando ai livelli massimi già raggiunti nel biennio 2007/2008. Fra i fattori più determinanti che hanno alimentato tale crescita si deve innanzitutto annoverare l’exploit di crescita dell’export della produzione cantieristica. Nell’ultimo anno scorrevole, terminante a maggio 2022, l’export italiano di nautica da diporto è stato pari a 3.237 milioni di euro, leggermente inferiore al picco raggiunto nel mese di marzo 2022 (3.369 milioni di euro). Altri fattori decisivi sono i portafogli ordini dei cantieri italiani di yacht e superyacht, che per molti operatori coprono addirittura il prossimo triennio, e l’ottima performance dei comparti dell’accessoristica nautica e dei motori marini».

Lo scenario economico mondiale risente delle tensioni derivanti dalla guerra in Ucraina. Fino a che punto tutto ciò viene avvertito anche nella nautica?

«Sul tema della crisi ucraina, Confindustria Nautica continua a seguire con attenzione e monitorare costantemente gli sviluppi della situazione, anche attraverso gli uffici di Confindustria nazionale e EBI – European Boating Industry, la federazione europea di settore. Allo stato attuale, non abbiamo registrato significative esposizioni con riferimento agli ordini delle commesse già in portafoglio dei cantieri, che prevedono consegne sino a tre anni. Il mercato russo rappresenta per noi circa il 6/8%, gli armatori che sono nella black list sono armatori di navi oltre i 100 metri, un tipo di cantieristica gestita in maniera prevalente e significativa nei Paesi del nord come Olanda e Germania. Il nostro export, come detto prima, è solido. Il primo mercato per la diportistica Italiana nel mondo è rappresentato dagli USA, e le nostre aziende hanno ad oggi un portafoglio ordini in alcuni casi a copertura di un triennio».

Oggi è di gran moda il tema dell’ambiente. Come possono convivere sostenibilità e lusso, sobrietà energetica e maxiyacht?

«Il tema della sostenibilità è centrale e imprescindibile in tutti i settori, riguarda un modello di sviluppo che si rivolge al futuro. Anche la nautica è al lavoro in questo senso, perché sia le regole sia il mercato stanno spingendo alla transizione in tempi rapidi. C’è collaborazione tra gli attori del comparto per sviluppare diversi ambiti di ricerca differenti e per far crescere integralmente il settore, mantenendo la leadership. All’interno della nostra Associazione è stato istituito il Comitato Sostenibilità, proprio con l’idea di creare un confronto proattivo che preveda un dialogo anche con enti di ricerca e collaborazioni tecniche per sostenere e replicare le best practices. I nuovi requisiti ambientali si sostanziano in diversi ambiti del processo di ricerca e innovazione: la riduzione dei consumi e delle emissioni, in un’ottica di transizione verso la futura decarbonizzazione, lo studio di nuovi materiali e l’applicazione di approcci innovativi “nautica 4.0”. Il focus si concentra su temi quali il fine vita imbarcazioni, il life cycle assessment e materiali di economia circolare. Il lavoro coinvolge tutta la filiera».

Nei prossimi giorni l’Italia va al voto. È soddisfatto di quanto ha fatto il governo negli ultimi anni. Quali sono le richieste da voi avanzate e ancora inevase?

«Proprio la settimana scorsa, nel corso della conferenza stampa di presentazione del 62° Salone Nautico Internazionale di Genova, organizzato da Confindustria Nautica (22-27 settembre), mi sono rivolto alla politica, che si contende in questi giorni la vittoria elettorale, perché occorre un cambio di passo nell’affrontare temi importanti che sono da tempo sul tavolo, sia quelli generali di politica industriale, sia quelli di settore. L’industria nautica e la sua filiera corrono veloce, non possono aspettare i tempi dei rinvii, delle decisioni mai prese e - a proposito di futuro - della mancanza di visione. L’economia del mare è totalmente assente dal dibattito politico».

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