Cattolica, gli prestano trentamila euro e pretendono la licenza del negozio

Cattolica

Otto anni e qualche mese. È il tempo servito al tribunale di Rimini per arrivare alla sentenza con cui ha condannato per estorsione in concorso e rapina a due anni e 7 mesi Enrico Borriello e ad un anno e 11 mesi Eleonora Acerbis, la “mecenate” che al commerciante cattolichino in difficoltà economica, impossibilitato ad avere una nuova linea di credito dalla banca, aveva “prestato” i 30.000 euro di cui l’uomo aveva bisogno. Prestito che l’uomo ha sempre onorato con puntualità. Senonché, all’improvviso, le regole del gioco sono cambiate. E nonostante la somma da restituire fosse ormai destinata all’esaurimento, la mecenate, spalleggiata dal Borriello, ha alzato gli interessi per la chiusura dell’operazione. Per andare in pari e non avere “problemi”, l’uomo veniva invitato a saldare la pratica consegnando loro la licenza commerciale, dal valore tre volte superiore al debito contratto: 90.000 euro. Una richiesta fatta con una lunga serie di messaggi, dove non venivano lesinate minacce sulla sua persona e su quella dei suoi famigliari.

Dalle parole ai fatti

Per rendere ancor più credibili le minacce contenute nei messaggi, visto che non stavano sortendo l’effetto desiderato, Enrico Borriello, in diverse occasioni, si è presentato nel negozio che la vittima non gestiva in prima persona “chiedendo” gli fosse consegnato il denaro in cassa. Una richiesta cui non si poteva sottrarre, a meno che non volesse vedere distrutto il locale e rimediare una coltellata. Negozio dove la signora Acerbis, ha obbligato il titolare ad assumere la figlia del complice.

La goccia

Il 1 ottobre del 2012 anche la gerente del negozio venne coinvolta nell’ennesima irruzione tentata da Borriello in compagnia di alcuni amici mai identificati. Alla vista del “commando”, le vittime si chiusero dentro. Per stanare la vittima, l’uomo non esitò a minacciare di dar fuoco alla sua macchina e ad un furgone dell’azienda. E visto che non stava avendo soddisfazione, decise di mandare il frantumi una vetrata. Questa la goccia che fece traboccare il vaso e che convinse il commerciante a sporgere denuncia ai carabinieri. Gli imputati erano difesi di fiducia dall’avvocato Franco Ferrini.

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