Offendeva, terrorizzava le vicine, le minacciava di morte, ne seguiva i movimenti e in un’occasione ha persino dato dimostrazione di volerle investire con l’auto. Sintetizzando in modo estremo, ecco la quotidianità fatta di paura e di timore che sono costrette a vivere due donne residenti a Cattolica in via Francesca da Rimini, la stessa via in cui sabato pomeriggio si è consumato il tentato omicidio a colpi di scalpello del 38enne andato a trovare la nipote.
Le due residenti a Cattolica e il 38enne sono infatti vittime del medesimo aggressore: il 55enne già in carcere con l’accusa di tentato omicidio (per cui è in programma oggi l’udienza di convalida dell’arresto) ieri è stato infatti condannato anche per atti persecutori nei confronti di due inquiline dello stesso palazzo. Per lui, la gip Bendetta Vitolo ha disposto la misura degli arresti domiciliari con divieto di comunicare a qualsiasi mezzo con le due persone offese, in conformità con quanto domandato dal pm Luca Bertuzzi.
I fatti
È dopo circa un anno di calvario che le cattolichine hanno deciso di ricorrere alle forze dell’ordine e presentare denuncia per i fatti a cui loro e i loro figli erano quotidianamente sottoposte. In un continuo di ingiurie e di epiteti sessisti, rivolti anche ai minori, le due vicine hanno raccontato delle minacce di morte ricevute quasi ogni giorno, degli appostamenti sotto casa e sul pianerottolo, delle urla al telefono e dei discorsi con altri condomini in cui il vicino molestatore continuava a esprimere il desiderio di procurare loro la morte o pesanti lesioni. In un’occasione, il 26 gennaio scorso, il vicino, a bordo della sua auto, ha seguito le due donne per poi aspettare che risalissero in auto e a quel punto ha messo in moto “simulando uno scontro frontale”, come riportato negli atti. Tuttavia, quello dello scorso gennaio è solo uno dei tanti episodi che hanno portato le due vicine a vivere in un clima di paura e terrore tale da cambiare le abitudini di vita uscendo di casa il meno possibile, girando con lo spray urticante e, addirittura, mandando i figli a vivere a casa dell’ex marito.