Castrocaro, il ravennate Djomi tra i 10 finalisti del festival

Il sogno di un palco, di un microfono, di un pubblico che ti applaude. Ne esistono tanti di talent, concorsi e concorsini, per cercare di raggiungere l’agognata meta. Ma per la sua storia e per l’importanza delle realtà coinvolte, resta unico il “Festival delle voci nuove” di Castrocaro Terme, alla 65ª edizione, la cui finale si terrà il 22 settembre prossimo in piazza d’Armi, a Terra del Sole. In prima fila nel raccontare questo evento, il giovane sindaco Francesco Billi: «Il nostro territorio vuole tornare a essere la patria dei sogni di giovani che proprio grazie al Festival vivono un momento di formazione e di completamento rispetto alle proprie prospettive professionali. I dieci finalisti e tutti coloro che hanno partecipato alle audizioni, arrivano a Castrocaro con il loro bagaglio di speranze e di progetti: Castrocaro non li delude, anzi, si presenta a livello nazionale come una vetrina, in grado di valorizzare la musica e i giovani».

Oltre 250 i candidati, le selezioni realizzate da Serena Brancale li hanno poi portati a 58, mentre sull’ultima tornata si è pronunciata anche una giuria tecnica composta da Carlo Avarello, produttore e fondatore dell’etichetta Isola degli Artisti che per tre anni curerà la produzione del Festival, da Peppe Vessicchio e dal docente e cantautore Salvatore Mineo, che hanno individuato la rosa dei dieci.

«Il Festival di Castrocaro ha una sua nomea indiscutibile – commenta Avarello – però il riscontro che fino a 15 anni fa i vincitori avevano poi nelle classifiche di vendite e nei passaggi in radio e televisione si è un po’ appannato. Abbiamo cercato allora di lavorare in altre direzioni: sul web, sui magazine, con partnership in via di definizione con piattaforme e anche con una radio di rilevo nazionale. Non solo quindi la diffusione televisiva dell’evento, ma abbiamo pensato altre strade per avvicinare i giovani e i mezzi da loro prediletti alla realtà dei nostri artisti emergenti».

Alla base delle scelte dei 10 finalisti c’è una visone chiara, e forse anche un po’ controcorrente di come occorra lavorare oggi per il bene della musica. «Certo, esistono le mode – chiarisce infatti Serena Brancale, polistrumentista, cantante e cantautrice – ma abbiamo prediletto la personalità alla voce, perché spesso i cantanti tendono a emulare quello che si sente in radio. Abbiamo preferito premiare invece l’originalità, il lavoro che si percepiva dietro un’interpretazione, e anche il coraggio: quello di portare un inedito, un brano scritto per l’occasione».

Ma ecco i nomi dei magnifici dieci: Bosco (Alberto Boschiero), Chiara Bruno, Tobia Lanaro, i Frenèsya (Flavia e Federico Marra), Kaotika (Pietro Peloso), il ravennate Djomi (Domenico Pini), Sara Russo, Virginia Toniato, Nicole Vioto (la più giovane, con i suoi 19 anni), la band I Senza Volto. «Quello che il Festival permette – sottolinea Vessicchio – è il confronto: fra i giovani artisti, ma anche fra produttori e musicisti affermati. È importante infatti per chi esita a calpestare certi cammini, rendersi conto invece che quel percorso è condiviso, e c’è chi lo sta percorrendo a sua volta. Io poi sono per la biodiversità in tutti gli ambiti: in un mondo in cui l’omologazione delle vite è potente, e sono forti i segnali che il web consacra e dai quali a volte siamo anche fuorviati, noi abbiamo cercato proprio le unicità, scavando sotto la scorza e individuando quegli artisti particolarmente coerenti con il brano proposto anche con il modo fisico di rappresentarlo. Avere la libertà di esprimere se stessi, del resto, è la cosa più importante per un artista, per l’intera comunità dei musicisti: e addirittura, per il mercato!».

Lo spettacolo, condotto dal rapper Clementino, riserverà al pubblico tante sorprese. Non sono pochi infatti, i giovani interpreti e cantautori che affiancheranno all’esecuzione dei brani una vera e propria performance, «un tratto internazionale – commentano Vessicchio e Mineo – che si aggiunge alla ricchezza dei testi e dà uno spaccato su un mondo di giovani artisti che ha da dire più di quello che pensiamo».

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