Castel San Pietro, per il futuro della Bio-on si guarda ai vaccini

Imola

CASTEL SAN PIETRO. Dal fallimento di una azienda che è costato decine e decine di posti di lavoro e l’interruzione di una produzione di avanguardia, potrebbe nascere una delle occasioni industriali più rilevanti a livello nazionale. L’asta fallimentare per la Bio-On di Castel San Pietro che si chiude il 5 maggio prossimo, dirà se il futuro di questa azienda nata per produrre bioplastiche innovative, potrà diventare il nuovo polo nazionale di produzione dei vaccini. A fare gola sarebbero i cinque bioreattori di cui lo stabilimento castellano è dotato. «Confermo il fatto che Bio-on è un’ottima azienda che ha alcune qualità molto interessanti su alcuni versanti. Ad esempio ha cinque bioreattori, due dei quali di grosse dimensioni utili per la fermentazione chimica e farmaceutica», a dirlo è l’assessore alle attività produttive della Regione Vincenzo Colla.
Tecnologie pronte e funzionanti
«I curatori fallimentari sono stati bravissimi nel mantenere, in tutto il procedimento, delle linee di credito per una trentina di posizioni lavorative così da garantire la perfetta manutenzione ordinaria di questi impianti all’avanguardia –spiega il sindaco di Castel San Pietro con delega alle attività produttive in Città Metropolitana, Fausto Tinti –. Così le tecnologie sono perfettamente funzionanti e manutenute e di questo ho avuto occasione di parlare qualche tempo fa con l’assessore Colla che evidentemente è andato avanti con grande capacità». Interpellato in merito, l’assessore regionale conferma che ci sono state valutazioni in merito già piuttosto approfondite: «Rispetto alle tecnologie, stiamo parlando di alcuni dei più grandi bioreattori al mondo –spiega Colla –. Faccio un esempio: i bioreattori Pfizer operano con 20mila litri e alla Bio -on ce ne sono da 75mila e 100mila litri. Abbiamo motivo di pensare che possano essere utilizzati per produrre vaccini. Questo sarebbe un fatto molto importante per il Paese e ovviamente per la potenza di sviluppo di quella stessa azienda».
Potenziale enorme
Attorno allo stabilimento finito circa un anno e mezzo fa nel mirino della Finanza per le speculazioni e i presunti reati finanziari di cui ora devono rispondere i vertici, indagine che ha azzerato la produzione e determinato la chiusura, oggi c’è evidentemente chi legge un potenziale enorme e la Regione si sta muovendo per portare a casa un risultato in tal senso. «Bio-on ha terreni per espandersi, ha depuratori, licenze e brevetti che non si fanno in cinque minuti –spiega ancora l’assessore Colla –. Intorno poi ha saperi, c’è l’Università con le facoltà di chimica, biologia e informatica. Infatti è anche confermato dai curatori stessi che ci sono state già diverse valutazioni di interesse da parte di grandi gruppi chimici o farmaceutici e di aziende che stanno anche nella filiera di sviluppo green sui materiali legati ai temi dell’economia circolare. Se guardo alla Bio-on la vedo come una grande opportunità, un investimento su un luogo che ha possibilità di fare ricerca, sviluppo, brevetti per poi industrializzare i prodotti di questa ricerca».
Filiera del vaccino
Nello stesso hinterland castellano e bolognese si trovano poi altre aziende che potrebbero completare una ipotetica filiera del vaccino, basta pensare alla vicinissima Robopac per il packaging, ma non solo. «Nel Bolognese ci sono le principali imprese che operano in impiantistica di livello e di processo, vedi Ima a Ozzano, Marchesini a Pianoro – aggiunge l’assessore Colla – che infatti già lavorano con i grandi gruppi che producono vaccini, da Pfizer a Moderna. Stiamo parlando di una capacità industriale eccezionale. Le produzioni di quella portata hanno bisogno di una logistica e del packaging, le grandi case farmaceutiche stanno guardando a diversi investimenti in giro per il mondo anche per ridurre l’impatto logistico. È ormai cosa nota che il Governo italiano stia valutando se c’è la strada per fare un investimento diretto di produzione di vaccini nel nostro Paese ovviamente non è una passeggiata. Noi pensiamo che se ci fossero le condizioni di andare di quella direzione Bio-on sarebbe una soluzione interessante, poi il governo deciderà cosa si può fare per un investimento industriale di questa portata. Direi che eviterei di guardare al futuro di Bio-on con gli occhiali della speculazione finanziaria, che non ha mai capito nulla invece di processi industriali. Un investimento di questo tipo avrebbe bisogno di una finanza paziente, industriale, con imprenditori e competenze che ci sono e si possono ampliare. Un investimento di prospettiva, il passato non c’entra niente con le possibilità attuali di Bion-on. E per quanto ci riguarda, la Regione Emilia-Romagna è ben disponibile a dare tutto il contributo, informazioni, supporto e disponibilità in questo senso».

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