Castel Bolognese, sconfigge la leucemia e va a correre la maratona

Faenza

C’era un concorrente speciale domenica scorsa tra gli oltre tredicimila partecipanti della Maratona di Ravenna. Non è un top runner e tra i suoi obiettivi non c’era di disputare una gara contro il cronometro o altri podisti.
Lui, Sandro Rontini, tornitore di 55 anni con officina a Castel Bolognese, sfidava se stesso: nel giorno del suo compleanno ha voluto dare l’esempio che anche da una grave malattia come la leucemia mieloide acuta, quella contratta da Sinisa Mihajlovic, l’ex allenatore del Bologna, si può uscire e tornare ad essere in forma. Il suo è un esempio per chiunque si trovi a dovere affrontare patologie delicate e difficili dove la forza di volontà, oltre a medici ammirevoli, è basilare.


La scoperta improvvisa

«Sì, proprio la determinazione a venirne fuori è importante, me lo hanno ripetuto spesso in questi ultimi due anni, prima e dopo il trapianto di cellule staminali – afferma Rontini –. Adesso tutto procede per il meglio, mi sento bene e tutti siamo fiduciosi».
Una storia la sua che desidera fare conoscere. «Tutto è iniziato nel marzo 2020 – racconta – quando in pochi giorni ho perso otto chili e avevo una debolezza che non capivo cosa fosse. Così ho fatto gli esami del sangue privatamente e nemmeno a 24 ore di distanza mi hanno chiamato per dirmi di andare subito al pronto soccorso: erano completamente sballati. Da qui è iniziato un lungo percorso. Un medico, fatto arrivare apposta per me, si è subito accorto del problema, appena dopo gli esami ripetuti in ospedale a Faenza. ‘La portiamo a Ravenna’ mi ha detto ‘lei ha una leucemia mieloide acuta’. A Ravenna in Ematologia si sono susseguiti tre ricoveri. In totale compresa la degenza ad Ancona, ho fatto circa 150 giorni di ospedale. Ho trovato medici meravigliosi: tre dottoresse che sono angeli: Giulia Daghia, Eliana Zuffa e Michela Rondoni. E’ stata la dottoressa Daghia ad organizzarmi il trapianto nelle Marche e a seguirmi nel decorso. E pensare che non mi ero mai ammalato e nemmeno avevo mai preso una medicina».


Il trapianto

Determinante per il buon esito del trapianto di cellule staminali è stata la donazione.
«Siamo cinque fratelli – continua Rontini –, altri due maschi e due femmine, e fortunatamente in una delle mie sorelle hanno trovato una compatibilità del 100 per cento. E’ stata lei a dirmi: non ci pensiamo due volte, andiamo ad Ancona a fare questa operazione. Come mi è stato riferito il trapianto è la via più indicata in questi casi, in alternativa avrei dovuto fare cicli su cicli di chemioterapia e non si sa per quanto, e quanto efficaci».
Dopo l’intervento non è stata una passeggiata: «Ancora degenza e letto a casa, terapie, controlli, ma mi sono ripreso. Ero uno stecchino, ma all’inizio di quest’anno con gli esami che andavano bene ho iniziato ad allenarmi. Mi sono iscritto alla società sportiva Life Runner di Lugo e la maratona di Ravenna è stata la mia prima gara: ho fatto solo i 21,97 chilometri e mi sono sentito benissimo, qualcuno è arrivato anche dopo di me. Ora non mi fermo più, ne farò delle altre».

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